Belle
and Sebastian
What to
Look for in Summer
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Summer in the city
Più di 25 anni di carriera
cominciano ad essere tanti per una band, soprattutto se poi importante come lo
sono stati i Belle And Sebastian nella fine degli anni 90, probabilmente
il vero punto di passaggio dall’era delle grandi produzioni radiofoniche delle
major di quel decennio all’era della indie-music improntata al “less is better”
degli anni 2000. 25 anni sono infatti passati dal loro esordio Tigermilk, con
qualche piccola pausa di riflessione, e un consenso forse un po’ calato in
questo ultimo decennio, anche per via di alcune produzioni occhieggianti al pop
più danzereccio che non sono state ben accettate dalla vecchia fanbase. In ogni
caso se l’iconica figura di Isobel Campbell aveva abbandonato la barca nel momento
di maggiore gloria, sono ben cinque i componenti che non hanno mai smesso di
dare vita alla sigla fin dalla fondazione (Stuart Murdoch, Stevie Jackson, Sarah
Martin, Chris Geddes e Richard Colburn), il che fa di loro uno dei combo più
stabili e duraturi di questi anni duemila. Giusto festeggiare quindi queste
nozze d’argento con un disco live, ufficialmente il quarto della loro storia se
si considera tale anche le BBC Sessions del 2008. Uscito giusto sul finire del
2020, What To Look For In Summer ha però l’evidente aspetto
dell’autocelebrazione di una carriera, con il suo formato doppio e una durata
di quasi 100 minuti che serve a rileggere un po’ tutte le fasi della loro discografia
attraverso 23 brani. Anzi, Stuart Murdoch si spinge anche più in là, citando
Yessongs degli Yes e Live and Dangerous dei Thin Lizzy come modello del disco,
denotando una nostalgia di un’era in cui il doppio album live veniva visto come
il punto di arrivo di una carriera (e per molti, vedi anche gli esempi di Bob Seger,
Kiss, Cheap Trick o Peter Frampton, anche l’occasione di maggiori vendite).
Nell’era dello streaming e del ritorno all’egemonia del singolo rispetto all’album.
la scelta appare quindi anacronistica quanto una pubblicazione su
audiocassetta, ma il contenuto giustifica il giochino. Ci sono i grandi
classici come If You're Feeling Sinister o My Wandering Days are Over,
c’è una band che dimostra ancora tutta la freschezza del suo suono, e
soprattutto una gioiosa interazione col pubblico. I brani provengono da diverse
serate registrate nel corso del 2019 in alcuni teatri degli Stati Uniti (Solo
Little Lou, Ugly Jack, Prophet John è stata registrata a Barcellona). Così
come la grandi band degli ani 70, anche i Belle & Sebastian provano dunque
a capitalizzare la propria carriera con un disco che può davvero essere un
doveroso punto della situazione per chi come noi li segue da sempre, ma anche
il punto di partenza per i più giovani, che magari troveranno in questa
versione di oltre sette minuti di The Boy with the Arab Strap quanto di
più moderno ancora offre quella che per anni abbiamo chiamato indie-pop.
Nicola Gervasini
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