lunedì 20 gennaio 2025

De Francesco e Paolo Rig8

 

De Francesco – Cupio Invenire

Paolo Rig8 – Compost

Snowdonia - 2024

 

 

Sempre attiva nel coprire talenti, la Snowdonia ha presentato in questo finale del 2024 due artisti molto interessanti. Il primo è il bresciano De Francesco, già noto con il nickname MARIX, con cui ha inciso nel decennio scorso tre album improntati ad uno stile da cantautore indie. Ora usa il suo vero cognome (lui si chiama Mario) per un progetto molto interessante, composto da 10 canzoni ispirate da altrettanti romanzi più o meno celebri, un omaggio alle letture che lo hanno forgiato in tutti questi anni. Troviamo così titoli importanti come Delitto e castigo di Fedor Dostoevskij ad ispirare l’amarissimo brano Rodja, Fight Club di Chuck Palahniuk dare vita ad una cinica canzone dallo stesso titolo (l’incipit poi direi che dice molto anche sullo spirito ironicamente pessimista dei suoi testi: “nell’ottica comune io dovrei sentirmi appagato perché il design svedese del mio appartamento è cool, nel mio armadio pax ho sei camicie tutte uguali”), o anche Dissipatio H.G. di Guido Morselli (altra fase indicativa anche nel brano omonimo: “ma non c’è più nessuno in questo giardino che dia un senso al tempo, su questa panchina mi resta l’attesa e in tasca le tue Gauloise”). Ma anche titoli meno celebri come Creatività di Philippe Petit (che ispira Sul Filo), o narrativa italiana più recente come Nella vasca del Führer di Serena Dandini o La signorina Crovato di Luciana Boccardi, e, forse anche un po’ provocatoriamente, anche un brano finale (Galline) ispirato da un “Uomo Qualunque di Facebook” promosso a letteratura moderna. Cupio Invenire (titolo traducibile come “Desidero scoprire”) è un bel disco cantautoriale, curato anche dal punto di vista degli arrangiamenti e del suono, con archi e fiati a contorno, come ad esempio il sax di Dario Acerboni in Acqua ai fiori (il cui riferimento letterario è Cambiare l’acqua ai fiori di Valérie Perrin).

Ancora più dissacrante fin dalla copertina è Compost, settimo album di Paolo Rig8, disco che ha avuto un lungo iter produttivo per definire in dieci brani il punto della situazione di un neocinquantenne alle prese con un decadimento sia fisico, che motivazionale e morale. Il junk food della copertina (realizzata palesemente con l’intelligenza artificiale per aumentare il senso di grottesco della nostra modernità) rappresenta solo una delle tante tossine (descritte con precisione in Respiro e nella title-track) che l’esistenza ci propina per appesantirci nella seconda fase della nostra vita. Il tema è innanzitutto quello dell’artista indipendente che decide dii smettere di venire a compromessi, e se in Solo Se Mi Va decide di non partecipare alla questua di recensioni in cambio di una finta visibilità (“La medicina per l'autostima, in mezzo a tanti nomi, è comprarsi le recensioni che non legge nessuno, però i pareri son buoni, preferisco cantare per te che suonare per tre” canta), in Questa è l’Ultima ironizza sui concerti fatti in situazioni del tutto inadatte pur di poter avere una data da qualche parte (“Questa è l'ultima, lo sai, dopo mettono il D.J”). La reazione a tutto ciò può essere violenta (Spacca Tutto, che sembra un testo del Finardi della prima ora), o rassegnata, come quella dei pendolari raccontata in Binari. Il finale è ancora più amaro, con una Ancora in Tempo che descrive bene quella sensazione del cinquantenne odierno di essere troppo vecchio per poter ancora cambiare le cose, e troppo giovane per mollare davvero tutto (Too Old to Rock and Roll, Too Young to Die cantavano i Jethro Tull sullo stesso argomento), e una Ho Fatto un Dio che si porta avanti nel rispondersi se poi la religione possa aiutare o no in questi casi. Toni dark e atmosfere da new wave italiana anni ‘80 sono il bagaglio musicale di un disco completamente autoprodotto e suonato in veste di polistrumentista.

NICOLA GERVASINI

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