Mark
Pritchard e Thom Yorke - Tall Tales
2025 – Warp Records
Pareva quasi solo un esperimento
estemporaneo KId A dei Radiohead, uscito ormai 25 anni fa, eppure da allora il
leader della band Thom Yorke non è più tornato indietro nel considerare
l’elettronica, e non il sound guitar-oriented dei loro anni ’90, il fulcro sonoro
delle sue creazioni. Trasformazione ancora più evidente nella sua ormai corposa
carriera fuori dal gruppo, sia col side-project degli Smile, sia nei suoi album
solisti, spesso legati a soundtracks per pellicole (quella per Suspiria del
nostro Guadagnino resta la più famosa), oppure frutto di collaborazioni a due
mani o di gruppo (penso al disco degli Atoms for Peace ad esempio). All’ultima
categoria appartiene anche questo Tall Tales, lungo viaggio sonoro concepito
col guru dell’ elettronica Mark Pritchard, artista che prima del 2013 ha
pubblicato e prodotto molto materiale sotto svariati nickname (Global
Communication è forse il più noto tra i tanti), prima di decidere di
presentarsi sempre o comunque col suo vero nome.
Il disco è seguito anche da un
film d’animazione creato da Jonathan Zawad, a testimonianza di una continua visione
multimediale dell’artista, ma il progetto stavolta non nasce come soundtrack,
ma come il risultato di un lungo scambio di idee e demo he i due hanno tenuto
vivo nel corso degli ultimi quattro anni. Ci sono momenti strumentali
(soprattutto in apertura e chiusura del disco), ma nel complesso Yorke torna
qui a pensare la sua produzione in termini di canzoni, lavorando anche molto
sulla sua vocalità e le sue possibili estensioni e interazioni con gli effetti
elettronici. Ne nasce un album molto unitario nel suo mood ipnotico e decisamente
oscuro (ma non direi depresso per una volta), in cui compaiono anche episodi
quasi synth-pop come Gangsters o This Conversation is Missing Your Voice, o
brani comunque in linea con il mondo Radiohead (The Spirit), fino a episodi più
ipnotici come l’ecologista The White Cliffs.
Una buona scelta quella del duo
di giocare non solo carte d’atmosfera come la title-track, ma anche episodi che
potrebbero persino essere più radiofonici, come il ritmo quasi balcanico di Happy
Days, o indiretti omaggi al rock classico, come l’incedere alla Velvet Underground
di The Men Who Dance In Stags’ Heads. Disco costruito a distanza (i due non si
sono quasi mai incontrati per registrarlo), Tell Tales pare un lavoro compiuto,
che non ha più l’aria del progetto sperimentale, ma di una proposta ben
definita, e che fa fare un ulteriore passo avanti alla ricerca musicale di
Yorke. Mark Pritchard, che con Yorke aveva comunque già collaborato, dal canto
suo conferma di essere un punto di riferimento del genere, con l’intelligenza
di mettere la sua strumentazione e la sua perizia tecnologica al servizio delle
canzoni, in cui compaiono non pochi contributi di altri suoni, come ad esempio il
trombone che appare nel singolo Back in the Game.
VOTO: 7
NICOLA GERVASINI
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