mercoledì 14 gennaio 2009

TRACY CHAPMAN - Our Bright Future TONI CHILDS - Keep The Faith





Rootshighway 7/1/2009

Tracy Chapman : 6,5

Toni Childs: 7,5



E' un evidente azzardo accomunare l'arte di Toni Childs e Tracy Chapman, suona più o meno come tentar di far andare d'accordo diavolo e acqua santa, ma ancora oggi nella nostra mente i loro nomi rievocano quella fantastica "women's wave" del 1988 che riportò concetti come poesia, songwriting e folk anche nella musica più mainstream. Suzanne Vega fu la prima e la capostipite, la Chapman rappresentò il caso commerciale più clamoroso, e con loro vennero una serie di artiste (Edie Brickell, Indigo Girls, Michelle Shocked, per citare quelle che ancora oggi transitano sulle nostre pagine) che riscrissero il modo di parlare al femminile nella canzone d'autore, e ancora oggi la loro influenza e importanza risulta palese. Così come pare però evidente che i loro percorsi artistici si siano alquanto persi tra produzioni indipendenti senza valenza storica ed un comprensibile calo d'ispirazione.In questa diaspora Tracy Chapman è stata forse la più regolare nel pubblicare, ma l'ha fatto senza mai più confermare né lo spessore, né il successo del suo mitico esordio, neppure quando ha affidato le sue canzoni a produttori à la page (John Parish nobilitò i suoni di Let It Rain del 2002). Our Bright Future è il suo ottavo disco ed è già stato salutato come un ritorno al folk e ad una dimensione da roots-music che a dire il vero Tracy non aveva mai abbandonato. Al massimo, senza scomodare l'irripetibile esordio, queste undici canzoni sembrano riprendere un discorso iniziato ai tempi di Crossroads (1989) e subito abbandonato per gli scarsi riscontri in termini di gradimento: una via cantautoriale leggera e riflessiva, sempre basata su un continuo dialogo tra chitarre acustiche ed elettriche e tra piano e organo, intrecci che l'espertissimo produttore Larry Klein si assicura di tenere sempre in pieno torpore da soft-folk da salotto. La differenza rispetto alle sue ultime produzioni è invero poco percettibile, i temi sono sempre quelli di una ragazzina che sogna un mondo migliore (Something To See) fatto di affetti (A Theory) e non di guerre (Our Bright Future). Tracy gigioneggia con la sua voce sulle sue tipiche nenie, a volte cogliendo la melodia giusta (Save Us All è davvero notevole), a volte addormentandosi un po' sul pentagramma (Thinking Of You), ma se è indubbio che brani come Conditional o anche il contagioso singolo Sing For You rappresentano tasselli importanti del suo percorso, appare anche evidente che Our Bright Future confermi nella buona sorte i suoi limiti, quelli di una cantautrice alla quale probabilmente è stato chiesto troppo senza avere una spina dorsale adatta a reggere il peso di grandi responsabilità artistiche.


Altra storia invece quella di Toni Childs, probabilmente la più talentuosa dell'ondata, e sicuramente quella con la voce più particolare. La ragazza ai tempi ha bruciato la propria carriera in tre dischi che evidenziavano un savoir faire compositivo e interpretativo oltre la media, ma che furono purtroppo lasciati in mano ai produttori sbagliati. Il pluridecorato Union (1988) era confezionato con un gusto ancora troppo immerso negli anni '80, il coinvolgente House of Hope (1991) era sovra-arrangiato dall'ex fidanzato David Ricketts (che qui torna in cabina di regia, fortunatamente recuperando il senso della misura dimostrato ai tempi di May Day di Matthew Ryan), mentre sull'ambizioso e stravolgente Woman's Boat (1994) pesava l'ingombrante influenza di Peter Gabriel (il disco era co-prodotto dal suo ingegnere di fiducia David Bottrill negli studi della Real World) e Robert Fripp. Fatta eccezione per alcuni inediti per una raccolta del 1996, da allora della Childs si erano perse le tracce, smarrita nei suoi peregrinaggi di donna disturbata da un'infanzia che a raccontarla sarebbe necessario un libro, e dalla lotta contro il suo ipertiroidismo. Keep The Faith è il suo quarto disco, vorremmo definirlo atteso, se non fosse che il suo nome era caduto inevitabilmente nel dimenticatoio. Ritrovare la voce di Toni ancora in più che splendida forma è un piacere, ancor più scoprire che 15 anni di silenzio sono valsi un disco finalmente prodotto con i suoni giusti, un main-rock dalle tinte soul a volte anche un po' grossolano, ma suonato senza esagerazioni e senza cercare colpi ad effetto. Keep The Faith in questo senso rappresenta il matrimonio finalmente riuscito tra la verve istrionica della Childs e un lavoro in studio che la tiene ancorata a terra. Il funky-rock di Revolution, la tensione elettrica della strabiliante I Saw God In A Supermarket, la soul-ballad tutto fiati di Blind o la quasi caraibica Mama's In The Kitchen ci restituiscono una penna che ha assunto tinte decisamente black. E anche la title-track, Heart That Matters e When All Is Said And Done la confermano come interprete dotata di rara comunicatività. A voler trovare il pelo nell'uovo, oltre alla mancanza di quello struggimento d'artista d'un tempo, che faceva male a lei, ma bene all'originalità delle sue composizioni, resta anche negli arrangiamenti un gusto di fondo classico, per non dire sorpassato, che forse non le permetterà di comunicare come potrebbe con le nuove generazioni di ascoltatori. Comunque vada, bentornata Toni…(Nicola Gervasini)

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