venerdì 2 luglio 2010

THE BODEANS - Mr Sad Clown



C'è stato un tempo in cui la passione contava, pesava, faceva la differenza. Era un tempo in cui tutto ci pareva costruito ad arte (lo era, ma in fondo non più di quanto lo è stato tutto il rock fin dai suoi albori), tutto ripulito, filtrato, pompato…in poche parole erano gli anni 80, quelli in cui accendevi la radio e quello che usciva suonava falso. Chi vi scrive ha maturato in quegli anni la propria educazione musicale e il proprio orecchio, e i BoDeans li ha scoperti perché mosso da quella sacra curiosità di sapere di chi erano quelle splendide voci che tanto caratterizzavano il sound del primo disco di Mr. The Band Robbie Robertson. Era il 1987 appunto, e sentire Kurt Neumann e Sam Llanas cantare She's A Runaway con il cuore in mano era sembrato a tutti un toccasana. La storia poi ve l'abbiamo già raccontata più volte, nelle recensioni ai dischi più recenti o quando, stilando la nostra lista dei 100 dischi da Strade Blu degli anni 80, ci siamo ricordati che Love, Hope Sex & Dreams era prodotto da T-Bone Burnett, e magari ai tempi a questo particolare non venne dato il peso che daremmo oggi. L'epopea dei BoDeans è stata dunque una storia minore, fatta di dischi anche godibili (il "cougariano" Go Slow Down del 1993 ad esempio) e tonfi clamorosi proprio quando bisognava dare il colpo del K.O. (il dimenticabile Blend del 1996).

E la storia, sappiatelo, non cambia nemmeno con questo Mr. Sad Clown, nono album in studio del duo, che gioca la carta della quantità (15 brani), dell'energia e della ricerca del suono di vent'anni fa, tramite un'autoproduzione caparbia e il ricorso a session-men solo per lo stretto necessario (fiati e qualche tastiera). E in qualche momento ci riesce pure a recuperare i fasti di un tempo (la sequenza iniziale Stay - Shine - If… fa ben sperare in questo senso), ma alla fine conferma che se oggi ancora diamo credito ai BoDeans è forse più per riconoscenza che per vera necessità. Perché poi la vera domanda che dobbiamo porci è un'altra, visto che chi già li conosce e sa cosa aspettarsi magari potrà anche uscire soddisfatto dall'ascolto di un disco che brutto non è (e forse potrebbe anche essere il loro migliore da lungo tempo), ma facciamo invece fatica a capire cosa dovrebbe spingere un ragazzo di vent'anni oggigiorno ad esaltarsi per un brano come Fee 'Lil Love, piccolo rock urbano alla Willie Nile tutto cuore, sudore e poca sostanza, o cosa potrebbe raccontargli nel 2010 il sorpassato e soporifero incedere di All The Blues.

Il "roots-rock", se ha senso ancora usare questa categoria anch'essa risalente a quei tempi, oggi ha acquistato mille nuove sfumature che ai nostri due eroi sfuggono completamente, e oggi vediamo gente anche più vecchia di loro riuscire a fare di meglio che questa vecchia minestra ben riscaldata,. Se fuori facesse davvero freddo la gradiremmo molto volentieri, ma sebbene il rock and roll abbia già detto tutto quello che poteva dire di epocale, le voci che sentiamo arrivare da ogni parte del mondo sanno ancora raccontare storie decisamente più interessanti di queste.
(Nicola Gervasini)


www.bodeans.com

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