venerdì 23 luglio 2010

RICH HOPKINS & LUMINARIOS - El Otro Lado/The Other Side


Persa nel tempo (e nelle maglie dell’industria discografica che fu) è la storia dei Sidewinders, prodotto underground proveniente dall’Arizona che riusciva a unire la rabbia degli Husker Du, l’acido dei Dream Syndicate e l’amore per una certa roots-music desertica alla Thin White Rope o dei Green On Red più rauchi. Fecero due dischi su major sul finire degli anni 80, e Witchdoctor del 1989 è uno di quei gioiellini di serie B che vale la pena darsi da fare per ritrovare, poi, nonostante figurino nel catalogo di Billboard come presenti tra i top 100 di quell’anno in fatto di vendite, vennero scaricati dalla RCA e la storia finì. Ma ogni cult-band che si rispetti sopravvive anche nell’epopea del proprio eroe, quello che per definizione continua solitario la propria strada, e in quel caso il personaggio mitologico era il chitarrista Rich Hopkins, sorta di Neil Young di Tucson, così come i Luminarios dell’occasione rappresentano i suoi fidi Crazy Horse. El Otro Lado/The Other Side è solo l’ultimo di una lunga serie di album che hanno visto Hopkins ingrossare il catalogo della Blue Rose nonostante il seguito sia rimasto costantemente riservato ai pochi. Nel corso degli anni 2000 Hopkins ha infatti pubblicato con i Luminarios (Ken Andree e Bruce Halper) o avvalendosi della collaborazione di Lisa Novak, nonostante alla fine, come anche in questa occasione, i credits dei dischi siano stati pressoché gli stessi. Lisa infatti figura a tutti gli effetti come membro della band, e a lei viene affidata tutta la parte vocale di un brano che s’intitola Lou Reed, bella ballata con un testo che con difficoltà riusciamo a ricondurre al cantante newyorkese. Confusione di sigle a parte, El Otro Lado è un divertente e rumoroso esempio di quello che potrebbe essere un disco di Neil Young registrato nel corso di una vacanza in Messico, o il risultato di una jam dei Los Lobos in seguito ad un corto circuito elettrico. Tutti i brani giocano su tipici temi tex-mex, esagerati da chitarre rozze e preponderanti e testi e toni da frontiera, una formula che è la stessa da ormai più di quindici anni, ma chissà come mai il gioco riesce sempre a divertire, e Breathe In/Out e la El Otro Lado Suite possono a buon diritto essere citate tra le ragioni per cui varrà la pena ricordarsi di lui. In ogni caso se non conoscete il personaggio questo è un buon modo per avere una panoramica completa sulla sua ricetta base: elettriche in libertà, vocione in grande evidenza, testi spesso giocati sul mix tra lingua ispanica e inglese, e un generale profilo basso di chi gioca sempre solo per divertimento e non per vincere. Non sarà “necessario”, ma ogni tanto ci vuole. (Nicola Gervasini)

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