Ormai convinta di seguire la carriera di musicista dopo essere stata pittrice e insegnante di pittura a New York, Marissa Nadler capitalizza i tanti consensi ricevuti dai suoi quattro album precedenti, inaugurando una propria etichetta (Box Of Cedar), e intitolando con il suo semplice nome il primo self-made album, a testimonianza di una ripartenza e di una nuova fase artistica. Non potendo più avvalersi di grandi collaborazioni Marissa Nadler riporta tutto ad una essenzialità folk levigata e apparentemente priva di particolari slanci creativi in sede di arrangiamenti, piuttosto contando molto sulla forza delle canzoni. Scelta supportata dal bravo produttore Brian McTear, che limita all'essenziale l'uso dei sintetizzatori (forse soloWedding ne abusa troppo), e lascia che siano le parole e la voce della Nadler a riempire il tutto. Da sempre concentrata a raccontare di amori che non sono mai né tragici né felici, ma solo stanchi e consumati, Marissa dal punto di vista lirico è ormai un'autrice matura. Equamente diviso tra momenti ispirati e periodi di stanca, Marissa Nadler è l'ennesima testimonianza di un'artista che forse non è cresciuta abbastanza per entrare tra le grandi, ma resta un nome da seguire sempre con attenzione. (Nicola Gervasini)
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