THE
OLD CEREMONY
FAIRYTALES
AND OTHER FORMS OF SUICIDE
Yep Roc Records
***
Non è certo un titolo accomodante
quello del nuovo album degli Old
Ceremony. Fairytales and Other Forms
of Suicide, potrebbe anche essere il nome di un libro, di un film o di un
semplice articolo, o appunto di un album di un artista inglese come Django Haskins, uno che non ha fatto lo
scrittore solo perché la chitarra un giorno ha vinto la guerra contro la penna.
Il suo ensamble (sono in cinque con il tastierista Mark Simonsen, il violinista
Gabriele Pelli, basso e batteria di Jeff Crawford e Dan Hall) è sulla piazza da
otto anni, e questo è il loro quinto lavoro, uno sforzo produttivo non
indifferente che cerca di bissare il buon ritorno di pubblico e critiche avuto tempo
fa con Our One Mistake (finì tra i
100 top records del 2006 della rivista Paste). Il loro modello stilistico è
alquanto moderno: una voce decisamente british, una struttura decisamente
americana (basta sentire Sink Or Swim,
brano che sembra rubato ad un certo Steve Wynn più roots-oriented), un
songwriting spesso fuori dagli schemi che richiama molto gli Avett Brothers
odierni o molte cose dei Mountain Goats. Il disco gioca molto sull’alternanza
tra momenti più freak-oriented (la bella title-track o Catbird Blues) con altri decisamente più convenzionali (la love-song
acustica Elsinore o il finale alla
Hothouse Flowers di Feet Touch The Ground).
Ma l’accento comunque è messo sui testi, piccole storie tra il personale (Day That I Was Born) e un evidente amore
per la letteratura americana (Beebe
Arkansas, brano che insegue non poco i Mumford & Sons nello stile),
spesso derivate dai tanti frammenti di piccola letteratura pubblicati da
Haskins in un blog che porta il nome della band. E di fatto la sensazione è che
spesso Haskins abbia più personalità come autore che come musicista, dove alle
buone idee (Star By Star ma
soprattutto lo strano psycho-rock di Middle
Child) o a buone canzoni (Royal We)
non fa sempre da contraltare la presenza di elementi di decisa definizione del
proprio stile. Un male minore questo nel mondo della musica indipendente, e se
i riferimenti evidenziati in questa recensione sono quelli che al momento vi
stanno emozionando, Fairytales and Other
Forms of Suicide potrebbe essere il disco giusto da ricercare tra i tanti
presenti sul mercato.
Nicola Gervasini
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