...ma tutto questo cosa c'entra con il rock and roll...?
sabato 8 giugno 2013
BACKMASKING...un po' di storia
Dobbiamo tutto a quei
burloni dei Beatles e al vizio di morire di Paul McCartney. O più precisamente
ad un pomeriggio passato da John Lennon e il produttore George Martin a giocare
con i nastri di quello che sarà l’album Revolver
nel 1966. John si appassionò all’arte del backmasking
quando registrò al contrario le basi strumentali di Tomorrow Never Knows e Rain,
ma in seguito scoprì che il giochino funzionava anche con le voci. E così,
anche solo “per vedere l’effetto che fa”, alla fine di I’m So Tired (brano del White
Album uscito nel 1968), buttò lì la prima frase che gli venne mente. Quando
uno studente dell’università del Michigan scoprì quel Paul Is Dead mugolato al contrario nel finale del brano, la storia
dei messaggi subliminali nel rock ebbe ufficialmente inizio (e con quella anche
il mito che il McCartney odierno sia solo un riuscito sosia di quello
originale). E non ai già per loro natura satanici Rolling Stones (che
professavano l’anti-Verbo alla luce
del sole attraverso il testo di Sympathy
for the Devil o mettendo foto di teste di caprone nelle copertine degli
album), ma in qualche modo sempre ai Beatles dobbiamo l’utilizzo della tecnica
per culti oscuri. L’inclusione (casuale pure questa) del padre del satanismo
moderno Aleister Crowley tra i vip della copertina di Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band rese infatti popolare tra i
fans del rock un personaggio altrimenti destinato all’oblio, tanto che Jimmy
Page ne prese sul serio il culto e infarcì dei suoi simboli occulti ogni
copertina dei Led Zeppelin, oltre che seminare messaggi nascosti nella loro
super-hit Starway To Heaven del 1971
(dalla quale affiora a ritroso un chiaro I've
got to live for Satan!). Ma i padri indiscussi del genere restano i Black
Sabbath, che nel 1970 per primi inserirono un eloquente Sono Satana! Amami! nel loro album d’esordio. In quegli anni il
tutto rimaneva però a livello di capriccio da rockstar, perché pochissimi a
casa possedevano i mezzi tecnici per scovare queste frasi. Ma nel 1973 William
Friedkin nel film L’esorcista mostra
il primo messaggio satanico al grande pubblico (il diavolo comunica tramite una
cassetta riprodotta al contrario), e i fans del rock capirono il trucco. La
maggiore diffusione delle musicassette li aiutò nella spasmodica ricerca di
messaggi nascosti, una caccia all’oro che trova la sua miniera nel 1974, quando
nel vendutissimo album Eldorado degli
Electric Light Orchestra (satanico già nella copertina) si scopre un Jeff Lynne
in vena di burle che blatera È lui il
cattivo, il Cristo infernale. Si dice che siamo uomini morti, ma chi ha il
Marchio vivrà. E la moda esplode. Lo stesso Lynne all’argomento dedicherà
addirittura un autoironico concept album (Secret
Messages), uscito nel 1983 in piena era di caccia alle streghe scatenata
dai movimenti cristiani americani. L’avvento dell’heavy metal rende infatti la
pratica una consuetudine (Tom Araya degli Slayer ammetterà la natura puramente
scenografica di tali messaggi), il fenomeno scatena congressi e articoli
scientifici sui pericoli per le deboli e plasmabili menti dei giovani, fino
alla clamorosa causa legale intentata nel 1984 dai genitori di un ragazzino
suicida contro Ozzy Osbourne, reo di averlo istigato al folle atto con i
messaggi subliminali tratti dal suo album Blizzard
Of Ozz. Gli anni ottanta, era di splatter e band con nomi e copertine da
Grand Guignol, saranno dunque l’età dell’oro del backmasking, se è vero che non si fecero mancare il loro bravo
messaggio satanico neppure la zuccherosa Carrie
degli Europe o il Michael Jackson che urla Satana
è in me! in Beat It. Ma i
messaggi subliminali hanno continuato a sopravvivere anche negli anni
successivi, fino ai giorni nostri, indipendentemente dal genere (dal grunge di
Soundgarden e Pearl Jam, fino al pop di Madonna e Britney Spears e al rap di
Eminem), e dal tipo di messaggio, (da quelli a sfondo sessuale di Prince, fino
a vere o proprie vendette personali, come quella del Roger Waters che in Amused To Death del 1993 irrise Stanley
Kubrick in seguito ad un litigio). Uno scherzo davvero ben riuscito quello di
John.
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