Anche se per certi bad boy dello star-system l’età
anagrafica conta poco, quest’anno per Eminem
suonano 41 campane, età ormai da papà per un artista che resta un inossidabile
idolo dei teenagers. Eppure, passata la boa degli anta, anche per Marshall Bruce Mathers III (questo il suo vero nome)
sembra già arrivato il periodo di bilanci. O perlomeno di voglia di tornare a
sfiorare i diciannove milioni di copie vendute nel 2000 dall’album The Marshall Mather LP, titolo quanto
mai personale che oggi il biondo rapper bissa con un atteso volume 2. La
ricetta non cambia: veloci (nel caso di Rap
God, anche velocissimi) sproloqui in rima con il bollino Parental Advisory incorporato, una serie
di singoli micidiali in solitaria (Berzerk)
o in buona compagnia (The Monster,
con Rhianna), qualche campionamento più che riconoscibile (i Beastie Boys, dei
quali sta prendendo ormai il testimone, e persino gli Zombies), ma anche tanta
voglia di crescere come produttore. Lo assistono il guru rap Dr Dre dietro le
quinte e produttori ben scafati come Rick Rubin e altri maghi del settore, ma
alla fine quello che sta facendo ben accogliere questo The Marshall Mather LP 2 (Aftermath)
è quella cosa che si chiama “maturità”, esattamente quel traguardo che un tempo
l’ingestibile Eminem avrebbe rifiutato con sdegno. Che sia già tempo di un 8 Mile 2 al cinema, con nuovi scontri
generazionali a ruoli rovesciati?
Nicola Gervasini
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