lunedì 12 maggio 2014

ADMIRALFREEBEE


Admiral Freebee The Great Scam
[
Sony Music 2014
]
www.admiralfreebee.be

 File Under: Atlantic crossing 

di Nicola Gervasini (23/04/2014)
Ok, fermatevi un attimo: ho da presentarvi un artista belga di nome Admiral Freebee. E guai a voi se storcete il naso e tirate dritto verso lidi più americani. Inutile, visto che lo ha già fatto lui, affidandosi ad una major e ad una produzione tutta yankee. Se amate il rock, classic, roots o quel che sia, non potete in qualche modo non apprezzare questo personaggio. E siamo in ritardo, sapete. Già nel 2010 non siamo stati tempestivi nel segnalare un buon disco come The Honey and The Knife, una vera sventagliata di rock come si comanda. E allora provate con questo The Great Scam (che, per la cronaca, è il suo quinto album, e ricordiamo che già il suo terzo episodio, Wild Dreams of New Beginnings, era prodotto nientemeno che da Malcolm Burn), dategli una chance anche se forse la musica cambia un po' rispetto al suo nobile predecessore, adeguandosi all'imperante ritorno di certi suoni new wave anni 80.

Ma niente paura, la ricetta resta invariata: una voce roca e nasale che fonde Mick Jagger e Israel Nash Gripka, riuscendo ad assomigliare spesso ad entrambi contemporaneamente, un piglio da rocker di razza ma mai banale, non da blue-collar alla Will Hoge dei tempi d'oro, ma ancora più elaborato, coraggioso, potremmo dire intelligente, senza nulla togliere alla nobile arte del rock urbano da dopo-lavoro. La varietà, già punto di forza del precedente sforzo, la fa da padrona anche in questo album, dove forse abbondano troppo gli arrangiamenti sofisticati di un mago di studio come John Agnello (elenco lungo quello dei suoi assisiti: Kurt Vile, Thurston Moore, Dinosaur Jr, Son Volt, Whipsaws, Mark Lanegan, Okkervil River…bastano, o devo andare avanti?). Nella prima parte il gioco funziona alla grande, fin dall'apertura di Nothing Else To Do e dalle atmosfere intense, quasi dark, di Making Love in 2014,Breaking Away e Walking Wounded.

Poi il disco perde leggermente di intensità, sebbene qualche esperimento funzioni a dovere (ad esempio il numero per archi e chitarre acustiche di Poet's Words o la bluesata Do Your Duty), ma riesce a riprendersi alla grande da No One Here in poi. Giusto in tempo per passare in area Beatles con The Land Of Lack e in zona Burt Bacharach con In Spring. Forse per approcciare il personaggio sarebbe ideale cominciare da The Honey and The Knife, che è la sua regola, e solo poi dopo arrivare a The Great Scam, che è la rottura di quella stessa regola, con l'irriverenza di chi nel suo piccolo riesce comunque a non fermarsi. E' grazie a piccoli personaggi come Admiral Freebee che il rock ha ancora qualche speranza di crescere.

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