Michael McDermott West Side Stories [Appalooosa/ IRD 2014] www.michael-mcdermott.com File Under: Hai bisogno dell'oscurità per vedere la luce (M.M.) di Nicola Gervasini (12/05/2014) |
Pensate cosa sarebbe successo se nel 1991 620 W. Surf di Michael McDermott avesse riscosso un gran successo di vendite, invece di finire miseramente nel paradiso dei "forati". Oggi magari saremmo qui a raccontare di una carriera fatta di grandi dischi e faraoniche tournee, e magari potremmo pure permetterci di contestare al nostro eroe di essersi adagiato sugli allori, come spesso capita a chi vola alto per troppo tempo. Invece la realtà del 2014 è che Michael McDermott è uno dei pochi songwriters di quella sfortunata generazione che non ha mai mollato. Non ha mai smesso di scrivere, suonare e registrare musica, ma lo ha fatto sempre dai margini. E quando anche chi volentieri bazzica quei margini (tipo noi, per esempio) si è stancato della sua musica, troppo spesso prodotta con mezzi di fortuna e poca attenzione ai particolari, lui ha continuato comunque da un mondo ormai tutto suo.
Ultimamente infatti anche noi ci eravamo un po' arresi davanti all'esagerata home-made production di titoli comeNoise From Words, Hey La Hey e Hit Me Back (gli ultimi due non li abbiamo proprio recensiti), ma ora finalmente possiamo tornare a consigliarvi un suo disco. West Side Stories infatti riesce laddove McDermott ha troppe volte fallito nella sua carriera: dare un suono perfetto alle sue canzoni. Ci hanno pensato i Westies a crearlo (non certo dei principianti in termini di musica roots), grazie al loro bassista Lex Price, che ha preso con successo il timone della produzione. E così, con un suono elettro-acustico pieno e convincente, finalmente si ha la concentrazione giusta per godersi la sua scrittura, quella che mai, anche negli album meno riusciti, è scesa sotto il livello di guardia. Perché McDermott è un istintivo e passionale, ma ci ha sempre messo anche un piglio letterario e una certa ragionata intelligenza lirica nella sua scrittura.
Brava dunque l'Appaloosa a distribuire il cd con le traduzioni in italiano dei suoi testi. Universi sociali che si dissolvono in crisi economiche e sparatorie (Hell's Kitchen), le confessioni di coppia di Say It…(duetto con la moglie Heather Horton), il condannato a morte di Death, gli inni ai tipici luoghi dell'anima dell'hobo americano (Trains, Bars), l'irraggiungibile vicina di casa dal passato misterioso (Rosie) o i flussi di coscienza di Fallen e Five Leaf. Sono solo alcuni dei temi e dei personaggi che popolano un album bello e profondo, a cui forse possiamo contestare solo la mancanza di qualche cambiamento di ritmo in più a contrastare una certa piattezza generale. E manca forse quella rabbia che aveva fatto di Ashes del 2004 un imperfetto ma quanto mai convincente urlo di disperazione da vero eroe di strada. Ma, visti i precedenti, accontentiamoci così: McDermott ha finalmente fatto un disco da ascoltare e riascoltare, e non avete idea di quanto sia una buona notizia anche per noi.
Ultimamente infatti anche noi ci eravamo un po' arresi davanti all'esagerata home-made production di titoli comeNoise From Words, Hey La Hey e Hit Me Back (gli ultimi due non li abbiamo proprio recensiti), ma ora finalmente possiamo tornare a consigliarvi un suo disco. West Side Stories infatti riesce laddove McDermott ha troppe volte fallito nella sua carriera: dare un suono perfetto alle sue canzoni. Ci hanno pensato i Westies a crearlo (non certo dei principianti in termini di musica roots), grazie al loro bassista Lex Price, che ha preso con successo il timone della produzione. E così, con un suono elettro-acustico pieno e convincente, finalmente si ha la concentrazione giusta per godersi la sua scrittura, quella che mai, anche negli album meno riusciti, è scesa sotto il livello di guardia. Perché McDermott è un istintivo e passionale, ma ci ha sempre messo anche un piglio letterario e una certa ragionata intelligenza lirica nella sua scrittura.
Brava dunque l'Appaloosa a distribuire il cd con le traduzioni in italiano dei suoi testi. Universi sociali che si dissolvono in crisi economiche e sparatorie (Hell's Kitchen), le confessioni di coppia di Say It…(duetto con la moglie Heather Horton), il condannato a morte di Death, gli inni ai tipici luoghi dell'anima dell'hobo americano (Trains, Bars), l'irraggiungibile vicina di casa dal passato misterioso (Rosie) o i flussi di coscienza di Fallen e Five Leaf. Sono solo alcuni dei temi e dei personaggi che popolano un album bello e profondo, a cui forse possiamo contestare solo la mancanza di qualche cambiamento di ritmo in più a contrastare una certa piattezza generale. E manca forse quella rabbia che aveva fatto di Ashes del 2004 un imperfetto ma quanto mai convincente urlo di disperazione da vero eroe di strada. Ma, visti i precedenti, accontentiamoci così: McDermott ha finalmente fatto un disco da ascoltare e riascoltare, e non avete idea di quanto sia una buona notizia anche per noi.
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