Non è un caso che da qualche anno la Gauthier campi più organizzando workshop di scrittura piuttosto che con le mai troppo esaltanti vendite dei suoi dischi. Sebbene la sua carriera sia nata sulla scia della grande euforia del post Lucinda Williams dei primi anni 2000, la Gauthier resta un fenomeno di nicchia, "da intenditori" potremmo osare con un po' di sano snobismo. Che la canzone segua al meglio le sue tipiche trame melodiche come la splendida title-track o si adagi su semplici giri folk come Oh Soul, il risultato non cambia: anche quando il disco pare anche solo un titolo di passaggio dopo tanti dischi importanti, la Gauthier riesce a fare la differenza. E le basta sempre così poco, anche quando hai la sensazione che se solo accelerasse il ritmo ogni tanto potrebbe persino imbroccare brani più pop (ci si potrebbe giocare molto sul ritornello di Worthy). Ma lei è interessata ad altro, e presenta il disco dicendo che "chiunque abbia amato e perduto, non potrà non essere toccato da queste canzoni", quasi a giustificare tante emozioni intense così compresse in pochi brani. Da When A Woman Goes Cold a Walking Each Other Home, da How You Learn To Live Alone a Another Train non ci sono episodi deboli (o forse solo la breve False From True passa un po' senza lasciare troppi segni), e i suoni, stavolta confezionati da Patrick Granado con la stessa Gauthier, sembrano sempre al livello giusto. Se poi non sarà forse il disco migliore dell'anno è solo perché resta sempre quella sensazione che ci stia fregando rifilandoci sempre la stessa bottiglia di vino, a cui cambia solo l'etichetta. Ma trattandosi di vino buono, per ora facciamo un po' finta di niente. |
lunedì 26 maggio 2014
MARY GAUTHIER
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