Mettere il disco dei Guano Padano in bacheca accanto a quelli dei Sacri Cuori sarà forse inevitabile, se usate archiviare per genere e non per ordine alfabetico, o magari chi preferisce un ordine "a tema" potrebbe anche scegliere di piazzarli in appendice all'intera discografia di Vinicio Capossela, visto che il batterista Zeno De Rossi è un suo assiduo collaboratore. Con la ormai abbastanza nota band di Antonio Gramentieri i tre (completano il combo Alessandro "Asso" Stefana e Danilo Gallo) hanno in comune quel gusto di unire tradizione padana (nel loro caso richiamata anche nel nome) e di una certa americana/roots riconducibile ai Calexico e dintorni. Eppure Americana, titolo e immagine di copertina quanto mai esplicativi, si differenzia molto da Rosario, pur essendo entrambi album prettamente strumentali: laddove Rosario guardava all'America creando immagini che si sposassero con la tradizione padana, Americana non guarda ma legge, cerca il lato letterario pur negando la parola. In altre parole se Rosario sa di colonna sonora di un ipotetico road-movie italo-americano (non a caso i Sacri Cuori sono poi stati chiamati a comporne una per il film Zoran), Americana potrebbe essere l'ideale sottofondo di un reading di Jack Kerouac o Allen Ginsberg, in pure stile da beat generation. La ragione sta nella ratio del progetto: 17 frammenti musicali pensati come commento ad altrettanti racconti di autori americani che il grande Elio Vittorini (aiutato da Cesare Pavese, Eugenio Montale e Alberto Moravia per le traduzioni) riunì in una storica antologia negli anni quaranta, che costituisce ancora oggi il primo grande tentativo di portare la letteratura statunitense nelle case degli italiani, molto prima dell'avvento di Fernanda Pivano. John Steinbeck, John Fante, William Faulkner, Ernest Hemingway e tanti altri nomi più o meno rimasti celebri sono le muse di 17 brani che loro stessi dicono ispirarsi a Calexico (ça va sans dire…), Morricone (ma va?) e Link Wray (e qui la cosa si fa più originale). Di fatto Americana è un disco di suggestioni varie, dove solo le voce di John Fante che descrive il padre in Dago Red e di Joey Burns che in My Town descrive la sua città natale attraverso le parole di Sherwood Anderson rompono il ritmo esclusivamente musicale dell'album, oltre all'unico brano veramente cantato (The Seed and The Soil, con la voce di Francesca Amati). Intervengono poi una sempre opportuna sezione fiati (spettacolare in Pian della Tortilla, ovviamente dedicata a Steinbeck) e qualche comparsata di Cabo San Roque e Mark Orton (quest'ultimo è l'autore della colonna sonora del film Nebraska di Alexander Payne). L'ideale per gustare sarebbe recuperare la preziosa antologia del Vittorini e rileggerla con queste canzoni, per capire se poi davvero i tre hanno colto lo spirito di quelle parole, ma anche come disco a sé stante Americana rappresenta un nuovo importante capitolo di una integrazione culturale tra tradizione italiana e americana che purtroppo non si è mai compiuta a fondo. |
lunedì 1 dicembre 2014
GUANO PADANO
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