Stefano Galli
Focus
(Stefano Galli, 2014)
File Under: Italian Guitar-hero
La figura del guitar-hero blues alla Stevie Ray Vaughan non
è più particolarmente di moda di questi tempi, anche se in Italia continua ad
esistere una folta schiera di buoni manici (dimenticandone tanti, mi vengono
subito in mente Paolo Bonfanti, J Sintoni, Francesco Piu) che, bene o male,
riescono a fornire sempre concerti indiavolati e produzioni discografiche
comunque interessanti. Sarà per questo che anche Stefano Galli, chitarrista blues di scuola elettrica, ha azzardato
con Focus
(è il suo secondo album dopo Play It Loud!
del 2013) una sorta di piccolo bigino di musica americana, travalicando spesso
e volentieri gli schemi del blues. Il suo tocco resta quello che può ricordare
un Kenny Wayne Shepherd, per dare un riferimento preciso (in Lonely Day lo ricorda parecchio), ma
sono le canzoni che invece spaziano nei generi toccando il semplice heartland-rock
da fm americana della title-track, il roots acustico di If I Lived, il momento romantico-riflessivo di Catherine, la black music di Price,
il quasi country di I Can’t Stand You
Anymore, il finale bluegrass di Vesta
Light. A volte magari la voce non è quella giusta (la cover di Bring It On Home To Me di Sam Cooke è
azzeccata nel pathos, ma avrebbe necessitato ben altra potenza vocale), e
ovviamente quando torna nel recinto del blues lo si sente sempre più a suo agio
(Jealous, e lo strumentale Funny Slide). Visto che è solo il secondo disco possiamo anche
pensare che ci siano ancora margini di miglioramento, ma il disco è ben
registrato e diverte, e soprattutto il focus,
inteso come obiettivo, è già quello giusto: è solo sperimentando stili che
prima o poi se ne creerà uno proprio. Da seguire.
Nicola Gervasini
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