venerdì 16 novembre 2018

GRAHAM PARKER

Graham Parker 
Cloud Symbols 
[
100% Records 
2018]
grahamparker.net
 File Under: Emotional weather report

di Nicola Gervasini (17/10/2018)
Ammetto fin da subito che ho dei seri problemi ad essere obiettivo con Graham Parker. Per cui facciamo un esperimento: guardiamo per esempio il video di Girl In Need, il nuovo singolo (per quali classifiche?) tratto da Cloud Symbols, suo ventiduesimo album di inediti. Proviamo quindi a far finta di non conoscerlo. Cosa vediamo e sentiamo? Io vedo un vecchio rocker, in un vecchio salone, con una band di vecchi, che suona un brano costruito su un giro stravecchio leggermente swingato, che lui stesso ha già usato in passato più volte, e che oltretutto ricompare anche in altri pezzi dello stesso nuovo album (Ancient PastDreamin' o Bathub Ginlo rallentano, ma il concetto è sempre quello). Insomma, a voler essere neanche cattivi, ma obiettivi, rispetto a quello che è rimasto del grande carrozzone del rock, Parker è ormai un personaggio che vive ai margini, e forse anche un po' di rendita.

Eppure lo ammetto, non riesco a fare a meno delle sue nuove storie, raccontate con quella voce che non sai mai se parla seriamente o ti sta pigliando in giro, ma che quando vuole tocca corde emotive accessibili a pochi altri. Ecco, potrei anche finire qui la recensione di Cloud Symbols (che ha l'ennesima copertina oggettivamente brutta della sua carriera, tra l'altro), ma a questo punto inserisco la modalità "passione" (che non è mica "una parola qualsiasi", ci ha insegnato proprio lui) e passo a raccontarvi il nuovo libro di storielle di quest'uomo al quale devo tanto anche nella mia vita personale, sebbene questa sia esattamente la frase che un buon recensore dovrebbe evitare di scrivere. Ma bando alle regole, Parker mi piace perché pur raccontandoti il rapporto che abbiamo con le nuove tecnologie con il punto di vista del vecchio che paragona il tutto al mondo come lo conosceva fino a qualche anno fa, lo fa con una leggerezza e un'ironia che lo rende sempre e comunque credibile. E in fondo, anche se davvero non sembra, attuale.

Cloud Symbols è una sorta di concept (nato su richiesta del regista Judd Apatow per la serie Love, in onda su Netflix) che parla di un uomo che guarda le previsioni del tempo sullo smartphone e vive anche la sua vita reale attraverso le sensazioni che ti può dare sapere che al momento piove a Roma, ma c'è il sole a Los Angeles. Il tutto letto con aria divertita (in Brushes si parla di gustare ostriche con doppi sensi sessuali alquanto chiari), o emozionata (ballate come Is The Sun Out Anywhere o Maida Hill gli vengono sempre benissimo). Abbandonata la parentesi iper-nostalgica con i Rumour, ad aiutarlo stavolta ci sono i Goldtops (Martin Belmont, Geraint Watkins, Simon Edwards e Roy Dodds), ma le differenze si notano poco, considerando il largo uso della stessa sezione fiati usata con i vecchi compagni di viaggio.

Non c'è davvero nulla di nuovo nel disco di Graham Parker, se non il fatto che oggi queste canzoni intrise di soul, pop e folk ci sembrano quanto mai ancora necessarie. 

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