venerdì 23 novembre 2018

MIKE FARRIS

Mike Farris 
Silver & Stone
[
Compass 
2018]
mikefarrismusic.com
 File Under: The singer, not the song

di Nicola Gervasini (01/10/2018)
Esiste una categoria di cantanti che scherzosamente definiamo con un "potrebbe cantare anche l'elenco del telefono che sarebbe ugualmente bello sentirlo". Definizione da aggiornare forse, anche solo per il fatto che gli elenchi dei telefoni non so nemmeno se li distribuiscano più, ma per il resto il mondo della musica continua a dividersi tra quelli che ci vivono per un dono di natura (la voce, per esempio) e quelli che ci entrano a testa bassa per pura vocazione creativa. Capita a volte il miracolo di trovare chi incarna entrambi i ruoli, ma è ovvio che per un Tom Jones che ha avuto in dono una voce che fa vibrare i vetri, esiste un Bob Dylan che è diventato il più grande a dispetto di una natura che ha provato a mettergli i bastoni fra le ruote (ma proprio non c'è riuscita fortunatamente).

Mike Farris ad esempio ora fa sicuramente parte della prima categoria, anche se forse ci si è adattato suo malgrado col tempo. Di certo non era solo per mettere in mostra la sua gran voce che aveva fondato a metà degli anni novanta gli Screamin' Cheetah Wheelies, brillante ibrido tra la vena jam dei Widespread Panic e l'anima sudista dei Black Crowes, con cui realizzò almeno tre ottimi dischi non troppo baciati dalla fortuna. La sua carriera solista invece è stata fin da subito caratterizzata da una esaltazione della sua voce, perpetrata attraverso una ricerca nella tradizione americana condotta miscelando cover e brani originali in un calderone fatto di gospel, blues, rock e tanto soul. Nel 2007 il suo disco più gospel-oriented, Salvation In Light, esaltò tutti, noi compresi, e da allora non ha sbagliato un colpo, pur rinunciando a cercare un tocco più personale anche nel songwriting.

E non fa eccezione il nuovo album Silver & Stone, come al solito equamente dosato tra interpretazioni e brani autografi che paiono però classici del soul esattamente come i primi. Non riuscendo troppo a notare la differenza tre le due categorie, il risultato è che ancora una volta Mike Farris non scrive la storia, ma la canta davvero bene, aiutato da un team di musicisti formidabili (tra cui spicca il chitarrista Doug Lancio) e da qualche amico che movimenta la festa (Joe Bonamassa, che impreziosisce Movin' Me fortunatamente senza strafare). Godetevi dunque una strepitosa versione di Hope She'll Be Happier di Bill Withers (grande anche solo la scelta per nulla banale del brano), una Are You Lonely fro Me Baby? di Bert Berns che se la gioca con le tante versioni che l'hanno preceduta (fu una hit per Freddie Scott, ma è stata interpretati da mostri sacri come Otis Redding e Al Green o anche Steve Marriott, Buster Poindexter e Buddy Guy) o classici iper-noti come Let me Love You Baby di Willie Dixon.

Tra questi si inseriscono i brani di sua scrittura, tra cui spiccano la bluesy Tennessee Girl e la baldanzosa Snap Your Finger. Per il resto chitarre taglienti, organo Hammond a briglia sciolta, e tanta passione: sapete già cosa chiedere ad un disco di Mike Farris, e lo avrete anche questa volta. 

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