sabato 28 dicembre 2019

BEST 2019


L'immagine può contenere: 6 persone, persone che sorridono
2019: tanto da riascoltare a rivalutare, ma alla fine il 2019 è stata forse l’annata migliore di questo decennio, guardo la lista e vedo che anche fino alla 50esima posizione ci sono dischi comunque validi, e anche fino a 100 meritano tutti comunque un minimo di attenzione

TOP 100: E’ il momento di Kiwanuka, che metto in testa davanti a vari BIG dell’indie-folk come Callahan e Oldham (ma anche i Mercury Rev in versione country e i Purple Mountains di David Berman a cui dedicherei l’annata) che a distanza di 30 anni ormai continuano ad insegnare stile e scrittura. Baro mettendo i Big Thief come se fosse un doppio, decido per il si a Cave ma solo se accompagnato dal vecchio amico Hugo Race, a Steve Gunn la palma di conferma dell’anno e a Native Harrow quello della sorpresa che rivitalizza la canzone femminile roots. Ma poi è stata anche l’annata dei vecchi che stavolta un po’ ce la fanno (tanto che quest’anno rinuncio alla mia consueta top10 “Vecchi che non ce la fanno” per mancanza di seri candidati), con Springsteen e Morrison che finalmente almeno se la giocano, Cohen che dice la sua anche da morto, Iggy Pop e Neil Young che tengono botta dignitosamente e persino gli Who che sul filo di lana entrano con un disco che, concediamolo, ha finalmente senso.

PODIO
1 Michael Kiwanuka Kiwanuka 
2 Bill Callahan Shepherd in a Sheepskin Vest 
3 Bonnie Prince Billy I Made A Place

TOP 10
4 Steve Gunn The Unseen In Between 
5 Nick Cave & The Bad Seeds Ghosteen 
6 Purple Mountains Purple Mountains 
7 Hugo Race Taken By The Dream (& Fatalists) 
8 Mercury Rev Bobbie Gentry's the Delta Sweete Revisited 
9 Native Harrow Happier Now 
10 Big Thief Two Hands/ UFOF

DISCHI CALDISSIMI
11 Van Morrison Three Chords And The Truth 12 Aldous Harding Designer 13 Black Pumas Black Pumas 14 Josh Ritter Fever Breaks 15 Bruce Springsteen Western Stars 16 Allison Moorer Blood 17 Delines The Imperial 18 Dream Syndicate These Times 19 Leonard Cohen Thanks For The Dance 20 Bonnie Bishop The Walk

DISCHI CALDI
21 Ian Noe Between The Country 22 Joe Jackson Fool 23 Billy Corgan Cotillions 24 Orville Peck Pony 25 Peter Perrett Humanworld 26 PP Arnold The New Adventures Of...P.P. Arnold 27 Raconteurs Help Us Stranger 28 Robert Forster Inferno 29 Weyes Blood Titanic Rising 30 Felice Brothers Undress

TOP 100 IN ORDINE ALFABETICO
31 Alan Parsons The Secret 32 Angel Olsen All Mirrors 33 Apparat LP5 34 Bangles 3 x 4 (with Three o'clock, Dream Syndicate & Rain Parade) 35 Beth Bombara Evergreen 36 Better Oblivion Community Center Better Oblivion Community Center 37 Bruce Cockburn Crowing Ignites 38 Buford Pope The Waiting Game 39 Cass McCombs Tip Of The Sphere 40 Chelsea Wolfe Birth Of Violence 41 Chris Knight Almost Daylight 42 Craig Finn I Need A New War 43 Daniel Norgren Wooh Dang 44 Drivin N Cryin Live The Love Beautiful 45 Flesh Eaters I Used to Be Pretty 46 Giant Sand Recounting The Ballads Of Thin Line Men 47 Glen Hansard This Wild Willing 48 GospelbeacH Let It Burn 49 Hold Steady Thrashing Thru the Passion 50 Ida Mae Chasing Lights 51 Iggy Pop Free 52 Jack Ingram Ridin' High...Again 53 Jade Jackson Wilderness 54 James Yorkston The Route To The Harmonium 55 Jamestown Revival San Isabel 56 Jason Ringenberg Stand Tall 57 Jeff Lynne's ELO From Out of Nowhere 58 Jenny Lewis On The Line 59 Jesse Malin Sunset Kids 60 Jim Cuddy Countrywide Soul 61 Joan Shelley Like The River Loves The Sea 62 Joe Henry The Gospel According To Water 63 John Kilzer Scars 64 Kacy & Clayton Carrying On 65 Keb' Mo' Oklahoma 66 Kevin Morby Oh My God 67 Kim Gordon No Home Record 68 Kristin Hersh Crooked 69 Lee Harvey Osmond Mohawk 70 Leyla McCalla The Capitalist Blues 71 Long Ryders Psychedelic Country Soul 72 Mark Lanegan Somebody's Knocking 73 Mavis Staples We Get By 74 Meat Puppets Dusty Notes 75 Mega Bog Dolphine 76 Mekons Deserted 77 Michael Chapman True North 78 National I Am Easy To Find 79 Neil Young Colorado 80 Nils Lofgren Blue With LOu 81 North Mississippi Allstars Up and Rolling 82 Patty Griffin Patty Griffin 83 Redd Kross Beyond The Door 84 Rhiannon Giddens There Is No Other 85 Rickie Lee Jones Kicks 86 Robbie Robertson Sinematic 87 Rustin Man Drift Code 88 Ryan Bingham American Love Song 89 Samantha Fish Kill or Be Kind 90 Son Volt Union 91 Steel Woods Old News 92 Swans Leaving Meaning 93 Tedeschi Trucks Band Signs 94 The Orphan Brigade To The Edge Of The World 95 Tinariwen Amadjar 96 Tindersticks No Treasure But Hope 97 Tom Russell October in the Railroad Earth 98 Violent Femmes Hotel Last Resort 99 Who WHO 100 Wilco Ode To Joy

DELUSIONI
I Wilco hanno rischiato di finirci ma alla fine il disco mi piace abbastanza da tenerli in top, direi a Beck e Sturgill Simpson premio boiata del 2019 senza dubbi, gli altri 8 si ascoltano ma mi aspettavo di più, anche da Jurado che non stava sbagliando un colpo da un po’
1 Beck Hyperspace 2 Sturgill Simpson Sound & Fury 3 Sun Kil Moon I Also Want to Die in New Orleans 4 Sharon Van Etten Remind Me Tomorrow 5 Chris Robinson Brotherhood Servants of the Sun 6 Hiss Golden Messenger Terms Of Surrender 7 Waterboys Where the Action Is 8 Bob Mould Sunshine Rock 9 Bon Iver I, i 10 Damien Jurado In the Shape of a Storm

ITALIANS (ORDINE ALFABETICO) Non faccio classifiche, tra i vari che ho sentito quest’anno solo tre dischi in inglese che potrebbero stare anche in top 100 (Gold Mass , Gospel Book Revisited e Edward Abbiati) , per il resto conferme dei due nomi che più seguo in Italia da anni a questa parte (Nada e Cesare Basile), il bel disco di Larocca con Hugo Race, e mi è paiciuto e ho ascoltato molto anche il duetto Di Marco-Donà. Qui però devo ancora sentire Francesco Piu, Cheap Wine e Mandolin Brothers in ambito roots che ancora non ho preso ma ne parliamo nel 2020 :-).
Cesare Basile Cummeddia Edward Abbiati Beat The Night Gianmaria Testa Prezioso Ginevra Di Marco & Cristina Donà Ginevra Di Marco & Cristina Donà Gold Mass Transitions Gospel Book Revisited - Morning Songs & Midnight Lullabies Humpty Dumpty La Vita Odia La Vita Massimiliano Larocca EXIT ENFER Massimo Volume Il Nuotatore Nada E' un Momento Difficile, Tesoro

martedì 10 dicembre 2019

ANDREA CANIATO

Andrea Caniato
Cos' è la vita amico mio
[2A Records 2018]

 
File Under: Storie da sotto la Mole


facebook.com/andreacaniato.onemanband

di Nicola Gervasini

Così è la vita amico mio è il titolo rassegnato e fatalista dell’esordio del cantautore torinese Andrea Caniato, fino ad oggi leader della band locale dei Node (un album all’attivo, In the end Everything Is a Gag del 2009), che sceglie la formula del one-man-band da strada per proporre un pugno di canzoni in italiano scritte in collaborazione col paroliere Elia Rossi. Il risultato è un disco cantautorale di stampo molto classico, al di là delle sonorità da busker di piazza dotato della loop station di ordinanza e di qualche effetto su chitarra e voce, con taglio spesso volto al blues (come il primo singolo Lo Sai, sorta di sfogo nato durante un tragitto in macchina particolarmente trafficato), ma con liriche anche molto personali che esorcizzano alcuni lutti di famiglia o temi sociali, vedi la scalcagnata banda di malviventi che anima le liriche di Il più bello dei sette. Ovviamente non sfuggirà ai suoi concittadini un titolo come Il Rigore di Zaza, in verità ironico sproloquio che comprende varie disgrazie quotidiane di cui l’attaccante del Torino è solo un casuale rappresentante. In brani come Canti Amari si rende evidente una sua doppia vocazione che unisce strutture di blues acustico con melodie da pop italiano, con un risultato che a volte non può non ricordare Alex Britti, anche nell’uso della voce. In ogni caso tra ironia e momenti seri (il talking de Il Mare e la finale 10 Agosto, lamento nostalgico per un vecchio amore estivo), il disco potrà piacere a chi ama le storie di casa nostra, e magari anche a chi può apprezzare le sue indubbie doti di chitarrista tuttofare, che lo ha portato in passato anche ad insegnare e comporre colonne son

sabato 7 dicembre 2019

MARLON

Marlon
Sunken Worlds
[RecLab Studios 2019]


 
File Under: Milan Roots


facebook.com/MarlonMusicIT

di Nicola Gervasini

La presentazione come “new folk milanese” già appare curiosa, ma nei locali della città meneghina i Marlon sono effettivamente una realtà di cui si sente ormai parlare spesso. Già usciti su disco con l’esordio Musings from The Rearview dell’anno scorso, la band che fa capo al leader Marlon Bergamini, si è chiusa durante l’estate nei RecLab Studios con il produttore Larsen Premoli (presente anche come membro aggiunto alle tastiere). Sunken Worlds è un disco che parte forte, con il sostenuto rock di Back Home, per rallentare subito con la minacciosa God Knows, con le chitarre di Bergamini e Emanuele Nanti in evidenza (Nanti ha poi abbandonato il gruppo al termine delle registrazioni, e oggi stanno suonando in trio con la sezione ritmica gestita da Andrea Dominoni e Jody Brioschi). Seguono la cavalcata sudista di Rovers, una Easy che potrebbe essere uscita da un disco di Chris Isaak, così come anche l’epica Separated e la bella ballata in up-tempo Behind. Con Have a Great Flight i toni si fanno più romantici, ma subito Half-Blood Son ha un incedere alla Tito & Tarantula che la renderebbe buona per una soundtrack di un film di Tarantino mentre The Journey chiude in chiave puramente Southern-Rock un disco che li pone nell’area di band storiche come i Cheap Wine, come via italiana alla roots music americana di stampo classico. E questi nove brani, che riassumono molti degli umori della roots-music odierna, costituiscono sicuramente l’ossatura giusta per validi live-set da scafata rock band d’oltreoceano.

mercoledì 4 dicembre 2019

PLAINN

Plainn
Plainn
[Pipapop recordsi 2018]

 File Under: self-made indie

facebook.com/plainnmusic

di Nicola Gervasini

Paolo Brusò è un personaggio che si muove da tanti anni nel sottobosco alternativo italiano, con una serie di progetti pubblicati sotto varie sigle come Margareth, Focus on the Breath e tante collaborazioni. Plainn è il nickname che si è scelto per un progetto solista all’insegna dell’”indie-folk”, con piano e chitarra acustica in piena evidenza che si rincorrono fin dall’iniziale Open Sea. Brusò fa tutto da solo, compreso qualche tocco di synth per creare atmosfera e le parti di batteria che rendo il suono di brani come Take Care pieno ed elaborato, ma alla fine è evidente la ricerca di piccoli bozzetti folk improntati alla riflessione intimista, un po’ alla Drake/Pink Moon o più recentemente alla Belle & Sebastien. Certamente non una soluzione nuova, ma che Plainn sembra comunque maneggiare con gran maestria, e lo dimostrano canzoni indubbiamente riuscite come A Part Of You con le sue suggestioni notturne fatte di effetti e riverberi, la breve ma ben costruita Sins, o una Child immersa in suoni e rumori della natura. Da notare anche una My Star che trova una leggerezza melodica alla Turin Brakes a cui fa da contraltare il minaccioso incedere di Inside Out, prima che lo strumentale Plains e l’intensa Again chiudano i 35 minuti del disco. Plainn è un album che, pur senza sconvolgere grammatiche già scritte da altri, dimostra la ormai totale padronanza di certi stilemi folk moderni da parte della nostra scena, capace ormai di un respiro internazionale che solo vent’anni anni fa pareva una chimera.

domenica 1 dicembre 2019

DIRAQ

Diraq
Outset
[JAP records 2019]


 
File Under: Dark indie-blues
facebook.com/diraqband

di Nicola Gervasini

Paul Adrien Maurice Dirac è stato un premio Nobel per la fisica inglese, considerato anche un po’ l’emblema dello scienziato pazzo del secolo scorso. Al suo affascinante mito e al suo nome si sono ispirati i Diraq, band umbra attiva fin dal 2009, che giungono al secondo album dopo l’esordio di Fake Machine del 2013. Outset è stato registrato in soli tre giorni di registrazioni in presa diretta negli studi di Antonio Gramentieri (Don Antonio, Sacri Cuori), chitarrista sempre più richiesto ormai come produttore, che ha portato nella musica dei Diraq un tocco di derivazione americana in più che ha permesso il salto di qualità, sebbene la sua produzione lasci possibilità alla band di non perdere la propria identità, caratterizzata dalla voce profonda del frontman Daniel Abeysekera. Si parte col basso pulsante di Francesco Mengoni nel giro blues di With Me, per passare ad un sound più tipicamente alla Sacri Cuori di Pray, e nel percorso si incontra il dark-blues contrappuntato dai fiati di Inglorious Blues, fino al giro latino alla Los Lobos di Make Up, portato poi a latitudini più estreme da Show Your Blood. Oltre alla più sinuosa Sunday Bending e alla lenta Desert, da segnalare anche Turning Days, brano dal vago sapore anni 80 in cui canta anche JM, altro artista della Jap Records. Le più combattive Naked e Mauer Mäuler, con la chitarra di Edoardo Commodi e la batteria di Federico Sereni più in evidenza, sono invece eredità di un passato più legato a certo stoner-rock. In ogni caso l’atmosfera dark-blues creata per Outset è affascinante, anche quando non originalissima, segno di un prodotto ben confezionato e di una band da seguire anche dal vivo.

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