di Nicola Gervasini
La presentazione come “new folk milanese” già appare curiosa, ma nei locali della città meneghina i Marlon sono effettivamente una realtà di cui si sente ormai parlare spesso. Già usciti su disco con l’esordio Musings from The Rearview dell’anno scorso, la band che fa capo al leader Marlon Bergamini, si è chiusa durante l’estate nei RecLab Studios con il produttore Larsen Premoli (presente anche come membro aggiunto alle tastiere). Sunken Worlds è un disco che parte forte, con il sostenuto rock di Back Home, per rallentare subito con la minacciosa God Knows, con le chitarre di Bergamini e Emanuele Nanti in evidenza (Nanti ha poi abbandonato il gruppo al termine delle registrazioni, e oggi stanno suonando in trio con la sezione ritmica gestita da Andrea Dominoni e Jody Brioschi). Seguono la cavalcata sudista di Rovers, una Easy che potrebbe essere uscita da un disco di Chris Isaak, così come anche l’epica Separated e la bella ballata in up-tempo Behind. Con Have a Great Flight i toni si fanno più romantici, ma subito Half-Blood Son ha un incedere alla Tito & Tarantula che la renderebbe buona per una soundtrack di un film di Tarantino mentre The Journey chiude in chiave puramente Southern-Rock un disco che li pone nell’area di band storiche come i Cheap Wine, come via italiana alla roots music americana di stampo classico. E questi nove brani, che riassumono molti degli umori della roots-music odierna, costituiscono sicuramente l’ossatura giusta per validi live-set da scafata rock band d’oltreoceano.
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