venerdì 23 ottobre 2020

ROBERT JON & THE WRECK

 

  
 

Robert Jon & The Wreck
Last Light on The Highway

[Robert Jon Music 2020]

 Sulla rete: robertjonandthewreck.com

 File Under: travellin' band


di Nicola Gervasini (25/08/2020)


Strade e cieli stellate, l’esistenza raminga del sud degli Stati Uniti come way of life, la gomma bucata del Van in copertina come simbolo della voglia di superare ogni ostacolo pur di suonare la propria musica. Parlano chiaro fin dall’immagine di copertina Robert Jon & The Wreck, logico quindi aspettarsi fin dal primo brano una ballata di cara vecchia southern music come Oh Miss Caroline, con il suo ritmo blando, la sua epica a pacchi nel testo e nel coro da grandi spazi, e l’aggiunta di assoli di chitarre taglienti. Insomma, l’ennesima band che conferma che se certa blue-collar music urbana fa ormai sempre più fatica a trovare nuovi convincenti eroi, la musica rurale del sud invece persevera nel rigenerarsi in nuove realtà (penso agli Steel Woods, per esempio), che si guardano bene dallo spostare una qualsivoglia riga o regola grammaticale scritta a suo tempo dagli Allman Brothers Band, dai Lynyrd Skynyrd, o in questo caso metterei anche i Marshall Tucker Band.

Non si distinguono certo in originalità quindi neanche Robert Jon & The Wreck, combo attivo senza soste e cedimenti da una decina d’anni, composto da Andrew Espantman alla batteria, Steve Maggiora alle tastiere, Henry James alla chitarra e Warren Murrel al basso. Last Light on the Highway è un disco che dimostra quindi il buono stato di salute di quel sound, e ovviamente riceve un nostro semaforo verde presupponendo che è quello che cerchiate, visto che resta un prodotto buono solo per i cultori di nicchia e siamo ben lontani dalla possibilità che possa succedere quello che erano riusciti a fare i Drive By-Truckers negli anni Duemila, e cioè far ascoltare musica southern-rock anche ad un pubblico abituato a ben altro. Robert Jon Burrison comunque sa il fatto suo, indulge forse troppo spesso nell’escamotage della ballata sudista (Tired of Drinking AloneGoldOne Last Time, This Time Around) ma senza mai in fondo sbagliarne una, e dimostra di saper anche pensare in grande con la suite finale in due parti di Last Light on the Highway, tra orchestrazioni elaborate e chiari echi degli Eagles di The Last Resort.

L’album trova i punti più interessanti proprio nei momenti più melodici, perché quando Jon dà spazio al blues e alle chitarre, invade territori dove ancora non impensierisce band come i Gov’t Mule (Don’t Let Me Go), o segue con eccessiva fedeltà lo schema della soul -song sudista alla Eddie Hinton (Work It Out). In ogni caso se sognate di trovare ancora registrazioni in stile Capricorn Records passate pure di qui, nel 2020 sapere che questa musica è ancora viva fa comunque bene al cuore.


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