lunedì 5 ottobre 2020

WILL HOGE

 BY  · LUG 15, 2020

Will Hoge riprende un genere poco frequentato nel rock moderno con il suo Tiny Little Movies.

Will Hoge - Tiny Little Movies

Edlo/ Goodfellas – 2020

È davvero possibile che la classe operaia sia scomparsa (come hanno decretato anche le nuove classificazioni sociali dell’ISTAT), o che davvero sia andata in paradiso (come voleva Elio Petri), ma una cosa è certa, questi anni 2000 non sono stati l’era giusta per il cosiddetto rock “blue-collar”. Viviamo anni di cantautori disoccupati e chiusi nella propria stanza evidentemente, e c’è poco da sfogarsi la sera dopo il lavoro (“quale lavoro?” appunto) sul palco di un pub. Così voleva l’immaginario nato negli anni 70 alle spalle di mostri sacri come Bruce Springsteen o Bob Seger, padri di quel mix tra rock e musica soul della Stax che ha da sempre caratterizzato il genere.

Un cantautore che merita attenzione

Eppure, anche gli anni 2000 hanno visto qualche giovane leva provare a riscrivere canzoni con quel sapore, gente come Will Hoge ad esempio, uno che anni fa con una bella accoppiata di dischi che trasudavano heartland-rock come The Man Who Killed Love (2006) e Draw the Curtains (2007), fece sperare in una ondata di post-springsteeniani feconda come quella dei primi anni 90. In seguito, però, anche Hoge ha dovuto abbassare i toni del suo rock, rinunciando spesso ai fiati, alle influenze black, e aumentando la dose di quel songwriting a metà tra roots-rock e pop, insegnato a tutti da Ryan Adams negli anni precedenti. Una veste più in linea con i tempi che, sebbene maneggiata discretamente (da recuperare Anchors del 2017), ha finito per farlo diventare uno dei tanti.

Will Hoge – Tiny Little Movies

Oggi però questo Tiny Little Movies, undicesimo album di una carriera ormai più che ventennale, dimostra che il nostro sta rinunciando a suonare anche per forza moderno, e ha deciso di proporre il suo rock senza troppo pensarci. Registrato con un trio di musicisti energici e nati per la vita da session-men di strada, (Thom Donovan, Allen Jones e Christopher Griffiths), Tiny Little Movies è un disco nato per essere suonato in un locale, con la gente accalcata sotto il palco, attenta a non perdere il ritmo senza rovesciare la birra più che a non spingersi (scene che speriamo torneranno presto possibili), e non certo da ascoltare la sera in pantofole prima di addormentarsi.

Will Hoge riprende un genere poco frequentato nel rock moderno con il suo Tiny Little Movies.

Will Hoge - Tiny Little Movies

Edlo/ Goodfellas – 2020

È davvero possibile che la classe operaia sia scomparsa (come hanno decretato anche le nuove classificazioni sociali dell’ISTAT), o che davvero sia andata in paradiso (come voleva Elio Petri), ma una cosa è certa, questi anni 2000 non sono stati l’era giusta per il cosiddetto rock “blue-collar”. Viviamo anni di cantautori disoccupati e chiusi nella propria stanza evidentemente, e c’è poco da sfogarsi la sera dopo il lavoro (“quale lavoro?” appunto) sul palco di un pub. Così voleva l’immaginario nato negli anni 70 alle spalle di mostri sacri come Bruce Springsteen o Bob Seger, padri di quel mix tra rock e musica soul della Stax che ha da sempre caratterizzato il genere.

Un cantautore che merita attenzione

Eppure, anche gli anni 2000 hanno visto qualche giovane leva provare a riscrivere canzoni con quel sapore, gente come Will Hoge ad esempio, uno che anni fa con una bella accoppiata di dischi che trasudavano heartland-rock come The Man Who Killed Love (2006) e Draw the Curtains (2007), fece sperare in una ondata di post-springsteeniani feconda come quella dei primi anni 90. In seguito, però, anche Hoge ha dovuto abbassare i toni del suo rock, rinunciando spesso ai fiati, alle influenze black, e aumentando la dose di quel songwriting a metà tra roots-rock e pop, insegnato a tutti da Ryan Adams negli anni precedenti. Una veste più in linea con i tempi che, sebbene maneggiata discretamente (da recuperare Anchors del 2017), ha finito per farlo diventare uno dei tanti.

Will Hoge – Tiny Little Movies

Oggi però questo Tiny Little Movies, undicesimo album di una carriera ormai più che ventennale, dimostra che il nostro sta rinunciando a suonare anche per forza moderno, e ha deciso di proporre il suo rock senza troppo pensarci. Registrato con un trio di musicisti energici e nati per la vita da session-men di strada, (Thom Donovan, Allen Jones e Christopher Griffiths), Tiny Little Movies è un disco nato per essere suonato in un locale, con la gente accalcata sotto il palco, attenta a non perdere il ritmo senza rovesciare la birra più che a non spingersi (scene che speriamo torneranno presto possibili), e non certo da ascoltare la sera in pantofole prima di addormentarsi.

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