lunedì 24 maggio 2021

CASSANDRA JENKINS

 


Cassandra Jenkins - An Overview on Phenomenal Nature
 

Ba Da Bing Records, 2021

La storia triste che si cela dietro questo secondo album della newyorkese Cassandra Jenkins è che la cantautrice sarebbe dovuta partire in tour con i Purple Mountains nel 2019, ma la morte del loro leader David Berman ha sconvolto i suoi piani, ma soprattutto lei stessa, che ha avuto bisogno di un periodo di inattività. E non è stato facile ripartire poi con una pandemia a peggiorare la situazione, e con l’imperativo di dare un seguito al suo esordio ormai datato 2017 (Play Till You Win), e così lei ha scelto la politica dei piccoli passi. Si fa a fatica oggi a capire se un album di 7 brani e poco più di 30 minuti debba essere considerato un album corto (ma in fondo negli anni 60 questa era la normalità in termini di durate) o un EP lungo, ma bando ai discorsi di formato, godetevi questo An Overview on Phenomenal Nature, timido ri-approccio alla vita dopo un periodo critico di una artista da seguire. Voce soffice ed eterea, strumentazioni minimali fatte di loops, tastiere, chitarre acustiche, e l’uso alquanto insolito del suadente sax di Stuart Bogie, questi sono gli elementi principali della sua musica, fin dall’iniziale Michelangelo. Pezzo forte dell’album è il singolo Hard Drive, che inizia con un talking e si sviluppa in un grande brano che sottolinea anche l’importanza dei testi, dove Cassandra ama raccontare tramite nutrite gallerie di personaggi i propri disagi. Solo in Crosshairs, infatti, sembra voler affrontare direttamente il proprio periodo di isolamento dal mondo e dalle amicizie. Non sono da meno comunque gli altri brani, in bilico tra folk (New Bikini) e melodie da colonna sonora cinematografica (Ambiguous Norway con le sue storie di fantasmi nordici, Hailey, e lo strumentale conclusivo The Ramble). Il disco è prodotto da Josh Kauffman, membro dei Muzz e della superband Bonny Light Horseman, ma producer ormai richiestissimo nel mondo dell’indie, che la Jenkins ha conosciuto suonando con Craig Finn nelle sue sortite soliste dagli Hold Steady, autore che con Kauffman ha instaurato un ormai duraturo rapporto artistico. Tra i musicisti coinvolti invece vanno segnalati Ben Seratan, cantautore che l’anno scorso ha ben impressionato con il suo album Youth Pastoral, le percussioni di JT Bates, anche lui autore con già molti titoli all’attivo, e la chitarra di Will Stratton, artista protetto di Sufjan Stevens. Un piccolo incontro tra tanti colleghi conosciuti sui palchi di tanti festival insomma, quasi un piccolo remake nello spirito di quello che fu If I Could Only Remember My Name di David Crosby per la scena West Coast dei primi anni 70, una piacevole e rilassata suonata tra amici del mondo indie newyorkese.

Voto: 7,5

Nicola Gervasini

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