16/03/2008
Rootshighway
VOTO: 6
Irriducibile artigiano della canzone d'autore e seguace mai pentito del cantautorato anni 70, zona West Coast, il californiano Chris Laterzo macina chilometri da più di dieci anni e da sempre mangia la polvere della caparbia autoproduzione. Juniper And Piñon è il quarto disco di una carriera discografica iniziata nel 1997 con l'album American River e già transitata nelle nostre pagine con il precedente Driftwood. Il nuovo disco non cambia le carte in tavola: il poster di Neil Young è sempre lì, appeso alla parete, Chris lo pensa intensamente nel modo di cantare ma ancor più nei ritmi delle canzoni (l'iniziale Hacienda è 100% puro Young), tanto che quando si arriva alla title-track, si passa il tempo a chiedersi se assomiglia più ad Harvest per il suono della pedal steel o ad Harvest Moon per il giro di accordi davvero simile della chitarra acustica. Oppure quando Chris rinuncia alla band per camminare da solo in Peculiar Fate, ecco tornare alla mente gli episodi acustici più devastati di album come On The Beach o Tonight's The Night, apparenti stonature comprese. Peccato, perché ad esempio la stessa Juniper And Piñon ha la sua storia da raccontare, come anche brani tra l'acustico e l'elettrico che non trovano una connotazione precisa come Red Dust e Those Were The Days. Anche quando i Crazy Horse…ehm, scusate,…i Buffalo Robe intervengono con elettriche spianate come accade in Misfit Child, si apprezza il suono e una bella canzone, ma quando Laterzo ci canta dell'Aurora Borealis, alla fine ci si chiede da quanto tempo non mettiamo nel lettore Rust Never Sleeps con la sua Pocahontas e quella Powderfinger che il brano sembra voler ricalcare. Insomma avete capito l'antifona: Laterzo sta a Neil Young come Joe D'Urso a Bruce Springsteen: ammira, imita, omaggia, ma più in là non si va neanche in questo caso. A voi la scelta se seguire anche questi sogni cromati taroccati o cercare nuove personalità, a noi il compito di assicurarvi che al di là della derivatività della proposta, il disco è ben realizzato e le canzoni scorrono bene senza troppi intoppi, e che quando non si incappa in Neil Young, si può avere la fortuna di incrociare una Woman (After All These Years) che ricorda i momenti teneri tra Gram Parsons e Emmylou Harris (la sua Emmylou si chiama Laurie LeGore), oppure in una piacevole cover della Holiday Inn dell'Elton John più rootsofilo di inizio carriera. E magari potremmo anche affilare il coltello ed evidenziare che è vero che Laterzo è un clone minore di qualcun altro, ma è anche vero che quel qualcun altro più grande di lui una canzone come Crowded House Blues, con la sua satira sulle comunità aperte californiane, è un po' di tempo che non la trova più. Ma a Laterzo non interessa vincere una singola battaglia, Juniper And Piñon è solo una celebrazione di un suono e di uno stile. Non chiediamogli di più.(Nicola Gervasini)
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