23/09/2009
Rootshighway
Il voto 5,5 è severo, sappiatelo subito, e probabilmente non direttamente relazionabile con alcune sufficienze risicate che passano su questo sito. Happiness & All The Other Things, settimo album in studio dei Cross Canadian Ragweed, è come al solito un piacevole viaggio sulle strade dell'American Red Dirt Music, termine spesso usato (anche in tono dispregiativo) da molti recensori americani per indicare la musica degli Okie (vale a dire i rozzi abitanti dell'Oklahoma) e del Texas. Rock stradaioli (51 Pieces invoglia a cercare una highway con orizzonte annesso fin dal primo minuto), delicate ballate per dobro dedicate ai propri figli (Blue Bonnets), ariosi mid-tempo di frontiera (Burn Like The Sun): arrivati alla terza traccia il campionario del buon red-dirt rocker è già completo. Per cui non badate alle paturnie del recensore, se state caricando la vostra Harley Davidson anche solo per fare un giro sull'Autostrada del Sole, Happiness & All The Other Things potrebbe essere un valido compagno di viaggio. Ma quello che ci disturba è dover constatare come i Cross Canadian Ragweed non siano affatto cresciuti in tutti questi anni, che la vita on the road li ha semmai ripuliti (la produzione di Mike McClure qui si danna a togliere polvere da ogni singola corda di chitarra, con il risultato che in To Find My Love si arriva a sfiorare l'AOR sound), ingentiliti (in tutto il disco, a partire dal titolo, si respira la classica aria da trentenni arrivati e realizzati che fa sempre molto poco rock and roll…), in poche parole semplicemente appagati. Invece, al di là dell'infelice nome da cover-band dei Creedence Clearwater Revival che si scelsero nell'ormai lontano 1994 (che per la cronaca deriva dai cognomi dei 4 membri, Grady Cross, Cody Canada, Randy Ragsdale e ai tempi Matt Wiedemann, poi sostituito da Jeremy Pilato), i CCR sarebbero potuti diventare qualcosa di più grande, di più esportabile, perché senza dover per forza fare grosse svolte alla Wilco, gruppi come i Drive By Truckers prima e i Felice Brothers ultimamente stanno dimostrando che la roots-music americana possa uscire dal ghetto in cui sembra essersi infilata in questi anni 2000, e portare queste chitarre, dobro e mandolini nei lettori di cd degli ascoltatori dei Mars Volta o degli Animal Collective senza troppo disturbare. Invece Happiness & All The Other Things è fieramente e cocciutamente un disco di genere, pure con parecchi passaggi a vuoto d'ispirazione (Kick In The Head) e qualche momento più interessante (Pretty Lady) o semplicemente solo piacevole (Tomorrow e My Chances, che sfrutta uno dei frequenti interventi vocali di Stephanie Briggs, giovane e valida cantautrice ormai diventata membro aggiunto alle tastiere). Il cd offre anche una ghost track (una versione di Carmelita di Warren Zevon pigra e con poco pathos) e tre bonus tracks dal vivo, tra cui una cover di Angel Flying Too Close To The Ground di Willie Nelson e di Train To Birmingham di Kevin Welch. Tutto molto bello, ma se offrissero anche una scintilla artistica in più non sarebbe male. (Nicola Gervasini)
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