venerdì 9 ottobre 2009

KIERAN KANE - Somewhere Beyond The Roses


28/09/2009
Rootshighway


iamo ormai talmente abituati a parlare di Kieran Kane come di uno degli outsider storici della roots-music americana che finiamo spesso per dimenticarci che questo vecchio hobo (quest'anno sono 60 anni, anche se non li dimostra…) negli anni '80 è stato una gallina dalle uova d'oro della scena di Nashville. Gli O'Kanes, duo tenuto in vita con Jamie O'Hara, piazzò ai tempi ben sette singoli nelle charts di Billboard, e persino il suo omonimo esordio da solista del 1982 vendette bene e finì in classifica. Numeri che fanno un po' a pugni con la sua storia a noi più nota, quella nata nel 1995 con un bel disco che diede un calcio al country più poppettaro del suo passato e il nome ad un'etichetta (la Dead Reckoning, fondata con l'amico Kevin Welch) che da allora è sinonimo di produzioni indipendenti e di qualità, quanto inesorabilmente al margine, per non dire di serie B. Con Somewhere Beyond The Roses Kane torna unico titolare delle sue produzioni, avendo perso per strada proprio l'amico Welch e il chitarrista tuttofare Fats Kaplin (a nome del trio erano usciti i due ultimi dischi), che qui torna a fare il gregario di lusso intervenendo solo in Unfaithful Heart.

Dieci brani scritti da Kane (con frequenti temi di sofferta religiosità), con le occasionali collaborazioni di un altro compagno di tante avventure come David Olney (che piazza il suo vocione nell'ottima Don't Try To Fight It e la penna in I Took My Power Back) e il poco conosciuto cantautore canadese David Francey, più nel finale una cover di Tell Me Mama, un vecchio blues di Little Walter. Una rilettura quest'ultima che indica subito l'indirizzo pesantemente bluesy del disco, registrato da Kane in presa diretta in soli due giorni di sessions con l'ausilio del figlio Lucas alle percussioni e con il fantastico sax "alla Bobby Keys" di Deanna Varagona (già sentita da sola e con i Lambchop) e soprattutto del veterano della sei corde Richard Bennett (spesso al seguito di Neil Diamond). Il risultato sono 34 minuti di country-blues tesi e secchi, a partire dal superbo inizio di Way Down Below, il chicago-blues acustico di Why Can't You e il ritorno alle atmosfere cantautoriali a lui più consone nella title-track.

Il pregio del disco è sicuramente quello di avere bellissime sonorità da band da strada sfruttando al meglio, quasi "alla Tom Waits", il toni tetri e fangosi del sax della Varagona e del banjo di Kane, veri protagonisti dell'album. Eppure questo diventa però alla lunga anche il limite maggiore, perché comunque ritmo e atmosfera restano pressoché invariati fino alla fine. I blues sbilenchi e gutturali di Marriage Of Convenience, Anybody's Game e More To It Than This restano tra le cose migliori registrate da Kane, che se non altro ha dimostrato di avere ancora il coraggio di un ragazzino pubblicando un disco che passerà probabilmente inosservato, ma che ha ancora tanta classe e sostanza da insegnare a tutti.
(Nicola Gervasini)

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