martedì 16 febbraio 2010

RODNEY DECROO - Mockingbird Bible


29/01/2010
Rootshighway



Non abbiamo mai avuto l'occasione di vedere in azione sul palco Rodney Decroo, ma saremmo pronti a scommettere che il ragazzo sia capacissimo di emozionare e di penetrare nell'anima di molti con le sue lunghe e sofferte canzoni. La sensazione è palpabile tra le note di questo Mockingbird Bible, terzo disco di questo scarruffato artista di Vancouver, e lo si respira ovunque, nella voce strozzata dalle emozioni e tra le pieghe del suo verboso songwriting. Ma tra il suonare davanti ad un pubblico e registrare un disco passa un fiume di scelte da fare, accorgimenti tecnici da prendere, decisioni artistiche fatte di rinunce e auto-limitazioni. Esattamente quel tipo di azioni che Decroo, come tanti altri artisti della sua generazione, non ha avuto il coraggio/esperienza/capacità e - perché no? - furbizia di fare. Per cui via a 60 minuti di musica, 13 brani spessi come il cemento, non un attimo di svago e leggerezza, per lui un lungo percorso liberatorio probabilmente, a noi solo una lunga sensazione di soffocamento.

Tutto molto "cool" e moderno, fin dal fatto che il disco in questione, se fatto a brandelli dagli ascolti a singolo mp3 dei giovani web-surfers odierni, non può che risultare intrigante, fin dal dark-blues acustico di Mockingbird o quando si arriva già al terzo atto di Gasoline, brano che si eleva sulla media per quell'arrangiamento alla Swell Season che fa ben sperare per il proseguo. Ma noi siamo all'antica forse, per noi gli album sono ancora "opere" che devono avere un senso d'insieme, non semplici collettori di canzoni, e quindi non possiamo non storcere il naso quando ci troviamo davanti a prodotti che sparano subito le cartucce migliori, quasi per la triste coscienza che oggi si ha tempo massimo 5-10 minuti per convincere qualcuno a concedertene 60. Ma qui, passata la traccia numero tre senza nulla da eccepire, gli altri momenti significativi bisogna cercarli a salti, passando magari al numero 5 per la bellissima Long White Road, dylanescamente storpiata con maestria, oppure al 9 per Loneliness Has The Soul Of A Spider, uno di quei titoli che colpiscono e un testo che da solo sorregge un delicato dialogo piano-chitarra acustica che viaggia dalle parti del Matthew Ryan più straziato.

Ma in mezzo ci sono brani troppo lunghi (Black Earth, Green Fields), se non proprio poco sostenibili alla lunga (St.Augustine, Lies Are Just Lies o As Surely As You Breathe, folk-songs "sulla via di Dylan" alla Dan Bern, ma senza averne la medesima forza lirica), che in generale fanno solo rimpiangere qualche arrangiamento più veemente e full-band. Un critico inglese (Rob Forbes della webzine Leicester Bangs) ha definito Mockingbird Bible quel perfetto mix di dark-folk, country struggente e "indie cool" per cui la rivista Uncut dovrebbe leccarsi i baffi. A voi capire dove stia il confine tra sarcasmo e complimenti.
(Nicola Gervasini)

2 commenti:

Unknown ha detto...

You're an idiot. Clearly a pompous windbag mired in the past. Rodney DeCroo is thought of as one of Canada's finest songwriters by fans and critics.

I read the English reviewer you quoted, and he wasn't being the slightest bit sarcastic. He admired the cd. You're clearly not above distorting the intentions of other writers to suit you're own intentions. Go write a review about Dylan's Christmas cd. I'm sure that's something you could wrap your geriatric sensibilities around.

Nicola Gervasini ha detto...

but in fact it's me that I was sarcastic, I know that the reviewer was serious.....

...free to disagree not to insult, I think Decroo's record is quite cool but not the coolest, and I think that he could be do better than that....

and in any case is better than Dylan christmas cd....;-)

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