Buscadero
Aprile 2010
Tra le cose da fare a Denver prima di morire (e non quando siete morti, come pretendeva il buon Warren Zevon) ci sarebbe stato quello di vedersi un concerto degli Czars, sorta di mito locale dell’alternative rock, 6 album spesi tra il 1996 e il 2009, tanti complimenti ma poco successo al di fuori dello stato del Colorado. Troppo tardi ormai, perché la band si è presa un periodo di vacanza, forse definitivo, e allora segnatevi che tra le cose da fare oggi potrebbe invece esserci quella di provare questo sorprendente esordio solista del loro leader John Grant. Queen Of Denmark è un disco nato a New York, dove John è volato per fare da spalla ai Flaming Lips, ma dove ha anche incontrato i Midlake, nuovi paladini del freak-folk statunitense (con 2 ottimi dischi all’attivo), che si sono offerti di suonare e produrre il suo album d’esordio Con loro di mezzo, si può ben immaginare che siamo sempre sulle coordinate di un indie-rock sussurrato, folk-oriented e a tinte pastello, ma se Grant non s’impantana quasi mai lo deve alla sua straordinaria capacità di scrivere quelle che sono a tutti gli effetti delle perfette pop-songs. La sequenza iniziale è micidiale: TC and The Honeybear sta sulle sue con i suoi toni folk, ma già I Wanna Go To Marz ti si attacca addosso e la sensazione è che se fosse uscita nei sixties, oggi sarebbe un classico del brit-pop di prima generazione. La formula non è molto distante da quella degli Czars: elementi di folk, persino tocchi jazzy (Leopard and Lamb, splendida), piano songs (Caramel e la title-track) e qualche incursione timida e sporadica nell’elettronica (JC Hates Faggots). Difficile capire cosa c’entri il pop inglese con l’atmosfera di Denver, eppure qui saltan fuori archi beatlesiani (gli emozionanti sei minuti di Where Dreams Go To Die) o semplici folk-pop-songs da West Coast (Sigourney Weaver – proprio la popolare attrice – ha una struttura decisamente classica in questo senso), fino a eleganti siparietti alla Burt Bacharach (Silver Platter Club). Disco affascinante e ammaliante, Queen Of Denmark piacerà molto a chi l’anno scorso ha trovato in artisti come Barzin il giusto sfogo per le proprie malinconie, qui rilette comunque in tono decisamente più scanzonato.
Nicola Gervasini
3 commenti:
Un disco che sto apprezzando sempre di più ascolto dopo ascolto.
gira, gira, e non me ne stanco mai
buon segno
(e bel blog)
ciao
:-)
grazie laura :-)
concordo, e tra l'altro cresce con gli ascolti e col tempo, una delle sorprese dell'anno finora
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