venerdì 27 gennaio 2012

CROOKED FINGERS . Breaks In The Armor

inserito 13/12/2011

Crooked Fingers
Breaks In The Armor
[
Merge 2011
]



Se mai doveste fare mente locale su quali dischi di questi anni 2000 tramandare ai posteri, non dimenticatevi di almeno due titoli a nome Crooked Fingers, creatura musicale di Eric Bachmann, uno dei tanti - ma non uno dei soliti - artisti indipendenti genialoidi di questi ultimi anni. Anche il nostro sito ha decantato le lodi di album comeRed Devil Dawn (2003) e Dignity and Shame (2005), probabilmente quello che avrebbe prodotto Bob Dylan se si fosse mosso da Duluth nel 2000 per recarsi ad Athens invece di proseguire verso New York. Album che si barcamenavano tra normalità ed eccentricità, con il risultato forse di non aver mai veramente incantato nessuno, visto quanto sono stati dimenticati dai più. Bachmanm d'altronde ci ha messo del suo per rimanere nell'ombra, consegnando nel 2008 uno strano prodotto "pop" come Forfeit/Fortune, opera indecifrabile che noi stessi non abbiamo avuto la forza di ragionare e digerire, tanto che alla fine abbiamo deciso di lasciare al tempo il compito di confermarci l'impressione di esserci trovati di fronte ad un vero passo falso.

Altri tre anni sono passati e Bachmann ammette implicitamente il fallimento di quella svolta irrisolta, se è vero cheBreaks In The Armor tira il freno e fa decisamente marcia indietro, recuperando il suono elettroacustico dei suoi anni migliori. Una mossa doverosa forse, anche se probabilmente forzata, visto che la sensazione è che per al prima volta nella sua lunga carriera Bachmann ci abbia messo più mestiere che anima nel confezionare la parte strumentale di questi undici brani. Niente di male, intendiamoci, il talento resta considerevole, ma per la prima volta il nostro eroe si è fatto prendere la mano dall'emotività solo a livello di testi. Ne esce così un disco cupo nelle liriche, che parlano di malattie senza ritorno (Bad Blood), solitudine (Heavy Hours), ricerche senza speranza (Went To The City), laceranti addii (The Hatchet). Il tutto realizzato con molta - forse troppa - precisione grazie ai suoni confezionati da Matt Yelton (lo si ricorda al lavoro per i Pixies), e con il contro-canto della amica Liz Durrett come unico accorgimento stilistico a rompere il dialogo voce-chitarre.

Probabilmente è stato anche il riformare la sua vecchia band degli anni 90 (gli Archers Of Loaf, vero e proprio simulacro cult dell'era pre-indie rock) che gli ha ridato la voglia di ripercorre sentieri già battuti, seppur contaminati da un pessimismo che raggiunge in Your Apocalypse la vera apoteosi. Sarà dunque solo il prossimo capitolo a confermarci se questo è l'inizio di quella matura normalità (detta anche "l'era del solito disco") che prima o poi colpisce qualunque artista del globo, oppure si tratta solo di un rigenerante periodo di transizione.
(Nicola Gervasini)

www.crookedfingers.com


2 commenti:

Dee ha detto...

Ti ho assegnato un premio! Vieni a vedere!
b&k
http://hereinspaceandtime.blogspot.com/

Nicola Gervasini ha detto...

ma grazie, ho visto in ritardo...ma dunque il gioco ora è che dobbiamo nominare 7 blog a nostra volta :-)

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