La prima cosa da notare è proprio il fatto che a dispetto della quantità, il disco pare molto più monolitico nelle soluzioni del precedente, adagiandosi spesso e volentieri in un Americana-rock senza troppe deviazioni che li rende i veri eredi di band come Say Zuzu o Hangdogs (per citare nomi persi nei meandri di fine secolo). Scrittura affidata al leader Pierce Crask (spesso coadiuvato dal bassista Rich Wooten), due cover che uniscono il nuovo (una It's Gonna Come Back To You del Freedy Johnston più recente di Rain On The City) e il vecchio (una programmatica Are Your Ready For The Country? di Neil Young), e tanta, tanta mitologia della strada, a partire da titolo, copertina e title-track che strizza anche più di due occhi a Highway 61 Revisited di Dylan. Rispetto al passato c'è forse da lamentare il molto meno spazio concesso al piano di Paul Tervydis che era stato, soprattutto nella registrazione live, uno degli elementi più caratterizzanti del loro sound, mentre stavolta molta più ribalta trovano le chitarre di Pierce Crask fin da Illegal In China e Cadillac Jack's che aprono le danze. Come si può ben immaginare su venti brani non tutto pare necessario (Long Hot Summer sa proprio di demo buttato lì a far numero, Come Around sfrutta l'abusatissimo ritmo alla Bo Diddley che sarebbe ora di vietare d'ufficio), e forse anche l'unitarietà di stile non facilità la localizzazione dei pezzi forti, ma già fin dai primi ascolti si apprezzano molto una Demon che sarebbe piaciuta allo Steve Wynn di una decina d'anni fa e una Just Tell Me che si fa subito canticchiare al primo colpo. Altrove si va sul sicuro tra riff-songs da strada (One Day Girl), svisate psichedeliche (Surfers Unite To The Sounds Of Sonic Youth, e già il titolo dice tutto…), blues acustici (All The Things e Wait And See) country-songs scanzonate (Went To The Zoo) o ballate epiche (Fading Fast). Un repertorio classico che più classico non si può, realizzato secondo i nuovi crismi dell'autoproduzione, senza colpi di testa a livello di soluzioni sonore. E' un genere particolarmente in crisi di nuove vocazioni quello dei Falling Martins, e loro sono rimasti tra i pochi che ci credono ancora. Teniamoceli stretti. |
martedì 23 aprile 2013
FALLING MARTINS
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