martedì 2 aprile 2013

ELLIOTT MURPHY


Elliott Murphy 
It Takes a Worried Man 
(Last Call 2013)




Niente da fare. Sordo alle richieste di cambiare registro (e probabilmente anche musicisti, senza avere nulla contro l'ottimo Olivier Durand e ai Normady All Stars), Elliott Murphy continua a produrre dischi in serie, destinati forse a soddisfare il suo pubblico (non numeroso, ma fedele nel tempo), ma che davvero nulla aggiungono al suo buon nome. Nome che è nato nel mito dell'uomo che non diventò mito quando lo meritava (ai tempi di Aquashow o Night Lights, per citare i suoi capolavori, ma anche di Murph The Surf), ma che francamente sono anni che sembra impegnarsi a dare una risposta alla tipica domanda da fan "perché non fa successo uno cosi?". Nonostante la copertina dai colori shock e la solita pretesa di una svolta che non arriva, It Takes a Worried Man continua laddove finiva il precedente Elliott Murphy (come questo prodotto dal figlio Gaspard), magari inserendo qualche elemento a sorpresa (il canto traditional della title tack o i lievi fiati alla Bacharach di Little Bit More) e facendo anche ben sperare con la sequenza di buon livello di Angeline, Little Big man e Murphyland (dove se non altro dimostra che l'esperienza conta ancora qualcosa quando si fanno i soliti quattro accordi). Ma lo spettacolo finisce qui, il resto sono le solite Murphy-songs basate sui soliti giri melodici, e soprattutto con una penna che, per quanto resti sempre notevole, sta via via perdendo argomenti e mordente. Il disco piacerà ai fans per la sua vena decisamente spensierata e briosa, ma per chi vuole di più esistono delle belle ristampe a cui rivolgersi prima di questo album.
(Nicola Gervasini)

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