Il rapporto tra rock d’autore e teatro non è mai stato idilliaco.
I grandi musical di successo sono stati scritti da professionisti del genere,
spesso provenienti dal mondo di Broadway, mentre le opere prodotte da firme autorevoli
come Paul Simon, Randy Newman o Tom Waits, hanno sortito tour teatrali
fallimentari e dischi ritenuti minori. Ultimo a provarci è John Mellencamp, uno
che in Italia i giornali hanno scoperto solo come il fidanzato ufficiale di Meg
Ryan (tranquilli, faranno a tempo a dimenticarsene, come è accaduto per il Lyle
Lovett post-love story con Julia Roberts), e che l’anno scorso ha debuttato a
teatro con Ghost Brothers of Darkland
County, libretto scritto
appositamente per lui nientemeno che da Stephen King. Sul palco la pièce vede protagonista (guarda
caso) la sempre bionda (e sempre più iper-rifatta) Ryan, stella in pieno
declino che si sta adattando a fatica al circuito indipendente, mentre l’album offre
una serie di nuovi brani cantati da una parata di stelle del mondo roots-rock
americano (Sheryl Crow, Elvis Costello, Kris Kristofferson, Ryan Bingham, i
fratelli Dave e Phil Alvin, Rosanne Cash, Neko Case e Taj Mahal) e prodotto
dall’ormai inseparabile compare T-Bone Burnett con una band capitanata dal
chitarrista Marc Ribot. Il plot scritto da Stephen è (manco a dirlo) una
novella gotica: un padre decide di portare i due figli in un vecchia casa
appartenuta alla sua famiglia già da parecchie generazioni, con l’intenzione di
appianare l’insanabile rivalità nata tra i due a causa di una ragazza. Il luogo
invece si scoprirà abitato dai fantasmi dei due fratelli del padre, che proprio
lì si erano massacrati a vicenda anni prima. Una sorta di maledizione di
famiglia, una predestinazione all’odio fraterno che King porta fino alle estreme
conseguenze del finale e che Mellencamp traduce in musica con atmosfere dark e
decisamente bluesy. John nella
presentazione ha assicurato che il risultato a teatro non sarà un mix tra Cujo e
Jack And Diane, ma un’opera in puro stile King al cento per cento. Considerando
i numeri a cui sono abituati sia King che Mellencamp, i risultati di pubblico
restano esigui, ma per una volta abbiamo
motivo di rammaricarcene.
Nicola Gervasini
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