giovedì 5 settembre 2013

JOHN MELLENCAMP & STEPHEN KING

Il rapporto tra rock d’autore e teatro non è mai stato idilliaco. I grandi musical di successo sono stati scritti da professionisti del genere, spesso provenienti dal mondo di Broadway, mentre le opere prodotte da firme autorevoli come Paul Simon, Randy Newman o Tom Waits, hanno sortito tour teatrali fallimentari e dischi ritenuti minori. Ultimo a provarci è John Mellencamp, uno che in Italia i giornali hanno scoperto solo come il fidanzato ufficiale di Meg Ryan (tranquilli, faranno a tempo a dimenticarsene, come è accaduto per il Lyle Lovett post-love story con Julia Roberts), e che l’anno scorso ha debuttato a teatro con Ghost Brothers of Darkland County,  libretto scritto appositamente per lui nientemeno che da Stephen King.  Sul palco la pièce vede protagonista (guarda caso) la sempre bionda (e sempre più iper-rifatta) Ryan, stella in pieno declino che si sta adattando a fatica al circuito indipendente, mentre l’album offre una serie di nuovi brani cantati da una parata di stelle del mondo roots-rock americano (Sheryl Crow, Elvis Costello, Kris Kristofferson, Ryan Bingham, i fratelli Dave e Phil Alvin, Rosanne Cash, Neko Case e Taj Mahal) e prodotto dall’ormai inseparabile compare T-Bone Burnett con una band capitanata dal chitarrista Marc Ribot. Il plot scritto da Stephen è (manco a dirlo) una novella gotica: un padre decide di portare i due figli in un vecchia casa appartenuta alla sua famiglia già da parecchie generazioni, con l’intenzione di appianare l’insanabile rivalità nata tra i due a causa di una ragazza. Il luogo invece si scoprirà abitato dai fantasmi dei due fratelli del padre, che proprio lì si erano massacrati a vicenda anni prima. Una sorta di maledizione di famiglia, una predestinazione all’odio fraterno che King porta fino alle estreme conseguenze del finale e che Mellencamp traduce in musica con atmosfere dark e decisamente bluesy.  John nella presentazione ha assicurato che il risultato a teatro non sarà un mix tra Cujo e Jack And Diane, ma un’opera in puro stile King al cento per cento. Considerando i numeri a cui sono abituati sia King che Mellencamp, i risultati di pubblico restano esigui,  ma per una volta abbiamo motivo di rammaricarcene.

Nicola Gervasini 

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