giovedì 17 gennaio 2019

THE TRIALS OF CATO

The Trials of Cato
Hide and Hair
[
The Trials of Cato 2018]
thetrialsofcato.com
 File Under: Crociata folk

di Nicola Gervasini 
(10/12/2018)
Nel mondo globalizzato di oggi capita ormai di poter leggere anche una storia come quella dei The Trials of Cato, un trio di giovani folker nati tra le pecore delle campagne del Galles e dello Yorkshire, impregnati di una antica cultura rurale ancora non del tutto invasa dalla modernità della città e del mondo social. William Addison, Robin Jones e Tomos Williams un giorno sono partiti per una vacanza in Libano, un viaggio di piacere che si è trasformato in una crociata culturale a suon di strumenti a corda tradizionali, tanto che là sono rimasti per un lungo periodo. Diventando uno degli appuntamenti preferiti dei giovani del luogo, figli di un benessere oramai lontano nel tempo (Beirut veniva chiamata "La Parigi del Medio Oriente", ricordate?).

E ci sarebbe da farci un bello studio antropologico per capire perché un gruppo che offre una musica così antica e impermeabile alla modernità come il brit-folk offerto da questo Hide And Hair, possa avere trovato così tanti favori nel mondo mediorientale, e capire come effettivamente elementi di musica araba si possono ritrovare anche nelle bellissime gighe strumentali di questo disco come KadishaLibanus o Difyrrwch. Per registrare il loro album di debutto comunque i tre hanno fatto ritorno in patria, a Meifod, nel profondo Galles, dove Rod Callan ha trasformato un vecchio fienile nei Pen Y Lan Studios, posto perfetto per registrare un disco di folk immersi nel nulla delle country gallesi. I tre hanno inciso un album davvero sorprendente per come riesce a rinfrescare una tradizione fatta di ballate strumentali, brani in gallese (Haf, e perdonate se non so raccontarvi di cosa parla, perché il gallese penso sia la lingua più incomprensibile d'Europa) e cover-omaggio come Tom Paine's Bones di Graham Moore.

E in mezzo alcuni brani davvero interessanti in inglese come Gawain o Gloria, storia di una iniziazione sessuale con una bella cortigiana alla fiera di paese (che immagino che sia il luogo dove accadono tutte le tresche amorose a leggere i testi di almeno la metà dei tradizionali folk britannici), working-songs di protesta rurale (These Are The Things), romantiche canzoni popolari (il canto disperato della donna rimasta sola in attesa del proprio uomo partito per una guerra di My Love's In Germany) o le storia di marinai e grandi bevute del finale di The Drinkers, brano che incorpora anche un altro tradizionale (Rees).

Incredibile come 43 minuti di intrecci di chitarre, bouzouki, banjo, mandolini, fisarmoniche e percussioni, corredati da racconti di guerre di secoli fa e fiere di paese che ormai possiamo solo immaginare, possano ancora risultare interessanti per dei giovani musicisti, nuovi eroi di una nicchia culturale che è pronta per diventare riserva naturale da salvaguardare.

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