15/06/2009
Rootshighway
VOTO 6,5
Impossibile non ricordarsi di quando Eddi Reader cantava allegramente su un barcone sotto una fitta pioggia, con i suoi improbabili occhialini e quell'abbinato cappotto-cappellino così fortemente british. Correva l'anno 1988 e il suo gruppo, i Fairground Attraction, indovinò con Perfect uno dei più trapananti e memorabili tormentoni radiofonici degli '80, exploit alquanto meritevole per una simpatica canzonetta con suoni retrò, quasi rockabilly. La storia dice che la band si dissolse nel nulla a metà della registrazione del secondo album, che fu completato sotto altro nome (gli Sweetmouth) da Brian Kennedy (proprio il vocalist caro a Van Morrison), e che la vivace Eddi ha intrapreso una carriera solista molto apprezzata in patria, ma pressoché sconosciuta al di fuori del Regno Unito.
Trasformatasi ormai in una stimata e autorevole folk singer, la Reader ha percorso con grande serietà le strade che dal pop inglese degli esordi l'ha portata a riabbracciare le tradizioni scozzesi (tra i suoi album figura anche un disco tributo al poeta di lingua "scots" Robert Burns), fino ad arrivare a questo Love Is The Way, nono album che arriva a chiudere il cerchio del suo pellegrinaggio musicale grazie al suo delizioso e maturo stile cantautoriale. Il disco è stato registrato con un ampio campionario dei migliori musicisti di Glasgow, tra i quali non possiamo far notare la presenza di Roddy Hart al piano (da recuperare il suo Bookmarks del 2006, album nel quale compariva la stessa Eddi ai cori), e fa parte di quella categoria di album che riescono ad andare oltre la tradizione senza però scordarsela quando serve, grazie ad una serie di brani che recuperano la leggerezza vocale della Joni Mitchell degli esordi e la classe delle folk singer più marca newyorkese. E proprio la Grande Mela è la protagonista di uno dei brani più belli del disco (New York City), e gli atti d'amore per la musica americana non si fermano qui, ma trovano la propria apoteosi nelle personali riletture di Never Going Back Again dei Fleetwood Mac (quelli emigrati oltreoceano nelle mani di Lindsay Buckingham ovviamente) e Sweet Mountain Of Love di Brian Wilson.
Tra episodi mezzo-blues (It's Magic), mezzo-jazz (Dandelion) e mezzo-folk (qui l'elenco si allunga…) il disco alterna momenti felicissimi (la stessa title-track ad esempio) ad altri più superflui (My Shining Star). Pesa sul risultato finale la necessità della Reader di affidarsi sempre ad altri autori (lei è spesso accreditata per gli arrangiamenti), tra cui spiccano Bob Hewerdine dei Bible e Jack Douglas dei Trash Can Sinatras, e il poco coraggio nel tagliare tempi e canzoni per rendere il tutto più incisivo e fulminante. Consigliato anche ai rockettari più estremi per un sano momento di dolcezza e riposo prima di nuove battaglie.
(Nicola Gervasini)
Trasformatasi ormai in una stimata e autorevole folk singer, la Reader ha percorso con grande serietà le strade che dal pop inglese degli esordi l'ha portata a riabbracciare le tradizioni scozzesi (tra i suoi album figura anche un disco tributo al poeta di lingua "scots" Robert Burns), fino ad arrivare a questo Love Is The Way, nono album che arriva a chiudere il cerchio del suo pellegrinaggio musicale grazie al suo delizioso e maturo stile cantautoriale. Il disco è stato registrato con un ampio campionario dei migliori musicisti di Glasgow, tra i quali non possiamo far notare la presenza di Roddy Hart al piano (da recuperare il suo Bookmarks del 2006, album nel quale compariva la stessa Eddi ai cori), e fa parte di quella categoria di album che riescono ad andare oltre la tradizione senza però scordarsela quando serve, grazie ad una serie di brani che recuperano la leggerezza vocale della Joni Mitchell degli esordi e la classe delle folk singer più marca newyorkese. E proprio la Grande Mela è la protagonista di uno dei brani più belli del disco (New York City), e gli atti d'amore per la musica americana non si fermano qui, ma trovano la propria apoteosi nelle personali riletture di Never Going Back Again dei Fleetwood Mac (quelli emigrati oltreoceano nelle mani di Lindsay Buckingham ovviamente) e Sweet Mountain Of Love di Brian Wilson.
Tra episodi mezzo-blues (It's Magic), mezzo-jazz (Dandelion) e mezzo-folk (qui l'elenco si allunga…) il disco alterna momenti felicissimi (la stessa title-track ad esempio) ad altri più superflui (My Shining Star). Pesa sul risultato finale la necessità della Reader di affidarsi sempre ad altri autori (lei è spesso accreditata per gli arrangiamenti), tra cui spiccano Bob Hewerdine dei Bible e Jack Douglas dei Trash Can Sinatras, e il poco coraggio nel tagliare tempi e canzoni per rendere il tutto più incisivo e fulminante. Consigliato anche ai rockettari più estremi per un sano momento di dolcezza e riposo prima di nuove battaglie.
(Nicola Gervasini)
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