Rootshighway
Febbraio 2010
Ha avuto anche sfortuna Robert Bradley negli anni 90: quando grazie a Lenny Kravitz e similari il connubio tra black music e rock aveva raggiunto le charts, lui esordì nel 1996 con un disco che ancora oggi consiglio con forza (e che sorprendentemente i Gaslight Anthem hanno recentemente omaggiato, registrando una cover del singolo Once Upon A Time). Arrivò però evidentemente troppo tardi perché la sua carriera potesse prendere la giusta strada, e così fino a oggi la storia dei Robert Bradley Blackwater Surprise è continuata tra pochi dischi incerti e a basso budget. Out Of The Wilderness è il quinto della serie, ed è finalmente un ritorno ad uno standard qualitativo alto. Il suono pare lo stesso di sempre, anche se il produttore Bruce Robb (un veterano degli studi di registrazione fin dai gloriosi anni 70) ha voluto non sporcarlo troppo e il soul finisce per farla da padrone. Ritroviamo dunque le belle soul-ballads di un tempo, e se nell'esordio era California, qui l'highlight in materia si chiama Alabama, senza che il salto di confine abbia poi cambiato troppo la sostanza. Semmai stavolta si scopre una vena più romantica (Love You In The Daytime,Beautiful Girl, Good Times In My Life, Cryin' My Eyes Out), che non arriva magari alle levigate smancerie di certo Philly-sound, ma poco ci manca. I graffi arrivano con la micidiale title-track, la polemica Americaland e la soffertaDon't Pour Water, ruvide anche senza quelle chitarre ruggenti quanto la sua sgraziatissima voce che impolveravano i suoi esordi. Eppure questa nuova grazia acquisita con la maturità gli permette di uscire vincente anche da alcuni passaggi un po' banalotti (Gotta Find A Woman) che evidenziano i suoi noti limiti in sede di scrittura. Finale danzereccio con Everybody Wanna Party, e tutti a casa con quel gusto un po' retrò in bocca che non dispiace mai.
(Nicola Gervasini)
(Nicola Gervasini)
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