mercoledì 24 marzo 2010

TINDERSTICKS - Falling Down A Mountain


24/02/2010
Rootshighway


La reunion sembra essere diventato lo sport preferito di molti eroi degli anni 90 in questa fine degli anni zero, ed esattamente come successe alla fine degli 80 con l'ondata di riesumazioni delle sixties-band, ci sono da fare molti distinguo tra chi ha ancora qualcosa da dare e chi semplicemente era scomparso per giusta selezione naturale. ITindersticks fanno certamente parte della prima schiera: osannati nel 1993 come nuova frontiera del pop gotico britannico e scomparsi nel 2003 nell'oblio generale, si sono riuniti nel 2008 con un album (The Hungry Saw) che ha ottenuto, se non successo (parola che oggi forse non ha più senso per nessuno), perlomeno quei riconoscimenti e attestati di stima che si concedono ai veterani che dimostrano di essere diventati insostituibili maestri per le nuove generazioni. Falling Down A Mountain è il secondo capitolo di questa nuova era, l'ottavo della loro intera storia, e arriva a sancire quel classico punto di arrivo nella vita creativa di una band in cui si cementa uno stile, si cristallizza un suono, e si procede per sempre con una sorta di pilota automatico che genera dischi sempre di buon livello, ma mai più decisivi ed influenti come i primi.

Nulla di male in fondo, non si può chiedere al leader Stuart Staples di cambiarsi a 45 anni suonati, per cui via a una nuova carrellata di dark-smooth-folk-pop che strizza l'occhio al trip-hop anni 90 che fu (la title track ipnotizza il disco fin dalle prime battute), come al folk più classico (
Keep You Beautiful viene cantata con voce tremolante alla Donovan, la stessa che invece nella bellissima Harmony Around My Table ricorda molto Eric Andersen), giri di chitarra alla Velvet Underground (Peanuts), echi dei Roxy Music che furono (Black Smoke) e così via. Siamo al punto in cui in questa musica si può ritrovare tutta la storia del rock inglese più sovrastrutturato ed intellettualoide, e su un brano come No Place So Alone ci si potrebbe piazzare il vocione di Nick Cave senza mutare effetto (o nella pianistica Factory Girls, che sarebbe stata bene in coda a Boatman's Call). E' una musica fatta di tastiere sognanti, fiati echeggianti e chitarre effettate, che guarda al passato per scrivere un presente dove parlare di novità significa solo saper ben mischiare vecchi ingredienti, ma Staples sembra davvero non curarsene e continuare imperterrito sulla sua strada.

Stavolta forse mette un occhio in meno sulla scrittura e uno in più sulla creazione di suggestioni sonore, ma sono particolari di discussione per i fans, per noi invece resta il fatto che
Falling Down A Mountainè un bel disco da ascoltare nelle ore serali, con il bicchiere di liquore sul tavolino e la voglia magari di lasciarsi andare a qualche emozione forte che necessita di una colonna sonora non troppo invadente. D'altronde i Tindersticks invadenti non lo sono stati mai, hanno passato vent'anni a dipingere paesaggi color pastello senza mai urlare una sola volta, e questo disco sembra voler dire che non hanno intenzione di farlo mai.
(Nicola Gervasini)

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