venerdì 4 giugno 2010

Di Sergio Marazzi e del fare un disco americano in Italia



Capita che Sergio Marazzi (ex leader dei BlueBonnets per chi magari se li ricorda per il loro disco No Man's Land o comprava il Mucchio Selvaggio e il Buscadero tra il 1999 e il 2000) mi abbia mandato il suo album solista This Man. Capita che non avevo a chi piazzare una ipotetica recensione perchè non è previsto che sia io a recensirlo in Rootshighway (già uscita recensione) e Busca, e allora semplicemente lo dico qui. Se amate il rock e la musica d’autore americana, Sergio è uno che sa scrivere le canzoni (e le pronuncia non in inglese maccheronico, che già è cosa rara in Italia) e ha coinvolto ottimi musicisti (su tutti il chitarrista Antonio Gramentieri, presto ne riparleremo per un suo progetto molto interessante che coinvolge Dan Stuart dei Green On Red). Per cui ascoltate This Man, è un bel disco davvero nel suo genere, anche se nulla mi toglie l’idea che brani come There’s Got To Be A Land o So tired, per dire i due che mi stanno piacendo di più, me l’immagino ben più grandi non dico con un grande produttore (costano...), ma almeno con una brillantezza nei suoni in più che forse i tecnici del suono italiani non sono abituati a creare. Marazzi dimostra infatti che i nostri italiani potrebbero competere con i loro corrispettivi esteri (Lowlands, Cheap Wine, Mandolin Brothers o l'amico Lorenzo Bertocchini e tanti altri sono lì a dimostrarlo), ma in tutte queste produzioni manca sempre non le canzoni, non i musicisti, ma "il suono". Lo disse una volta il mitico Carlo Carlini (se non sapete chi è, vi siete perso qualche concerto fondamentale negli anni 90): "Quel tocco lì ce l'hanno soltanto gli americani". Non è il tocco mi sa. E' la cultura musicale dei nostri tecnici, la mancanza di abitudine nostrana a trattare questo tipo di sonorità. Ma ci arriveremo, con calma, ma ci stiamo già arrivando con dischi come questo.

http://www.sergiomarazzi.it/

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