lunedì 20 settembre 2010

Broken Hearts & Dirty Windows - Songs Of John Prine


Il peso avuto da John Prine sulla canzone americana è indiscutibile, o perlomeno lo è oggi che veniamo da un decennio che questa influenza l'ha evidenziata di continuo. Eppure nei suoi anni d'oro Prine è stato sempre abbastanza ignorato, vittima del pregiudizio di essere stato solo un nuovo Dylan che ha azzeccato una buona opera prima e nulla più (se dovete/volete scoprire il resto vi rimandiamo al nostro Folklore a lui dedicato). Broken Hearts & Dirty Windows è un tribute album voluto dallo stesso John per la sua etichetta Oh Boy, e che ha questo preciso intento: raggruppare nomi acclamati di ultima generazione per dimostrare l'importanza odierna del suo songwriting. Operazione riuscita in parte diremmo, non tanto per la vertiginosa scaletta, e neppure per i nomi in gioco che sono davvero quasi tutti fondamentali per gli anni 2000, quanto perché il risultato è spesso forzato, quasi un tributo dovuto, sentitamente obbligato.

In ogni caso speriamo davvero che l'opera di Prine venga poi rivisitata anche dai fans ad esempio di Bon Iver, che apre le danze nel suo inconfondibile stile onirico con Bruised Orange, oppure da quel mondo di ascoltatori poco avvezzo al country d'autore che magari visita spesso le produzioni dei Lambchop, qui intenti a rendere sempre più cavernosa Six O'Clock News. Per il resto contiamo sul fatto che il nome di Prine sia già ben noto a chi ama Josh Ritter, certamente uno che gli deve tantissimo e che tratta con dovuto rispetto (anche se senza troppi colpi di testa) la grande Mexican Home, oppure a chi apprezza Conor Oberst, quasi calligrafico nel riregistrare Wedding Day In Funeralville. Buoni tributi vengono da alcune delle migliori roots-band in circolazione, come i Drive By Truckers che trasformano Daddy's Little Pumpkin in un boogie da bar, o i Deer Tick nella loro nuova versione malinconica che piangono su Unwed Fathers (ma qui si sente la mancanza dell'ironia di John), per non parlare degli Old Crow Medicine Show che sono quasi intimiditi nel riprendere in mano il mega classico Angel Of Montgomery.

Gli episodi meno riusciti vengono da Justin Townes Earle, che per rendere Far From Me finisce per fare una parodia del padre Steve, o da Sara Watkins, che si addormenta un po' troppo su una The Late John Garfield Blues che necessita di ben altro vigore. Si salvano i My Morning Jacket, quasi dylaniani nel rendere la bella All The Best, mentre applausi strappano gli Avett Brothers con la loro Spanish Pipedream. Però alla fine le uniche che osano stravolgimenti personali e sorprendenti sono le poco note Those Darlins, che divertono molto con la loro Let's Talk Dirty In Hawaiian, piccola gemma da riscoprire del catalogo minore di Prine. Forse proprio perché le meno attese, sono state le uniche a rischiare qualcosa in mezzo a tanta composta devozione.
(Nicola Gervasini)

:: La scaletta
01 Justin Vernon alias Bon Iver - "Bruised Orange (Chain of Sorrow)"
02 Conor Oberst and the Mystic Valley Band - "Wedding Day in Funeralville"
03 My Morning Jacket - "All the Best"
04 Josh Ritter - "Mexican Home"
05 Lambchop - "Six O'Clock News"
06 Justin Townes Earle - "Far From Me"
07 The Avett Brothers - "Spanish Pipedream"
08 Old Crow Medicine Show - "Angel From Montgomery"
09 Sara Watkins - "The Late John Garfield Blues"
10 Drive-By Truckers - "Daddy's Little Pumpkin"
11 Deer Tick [ft. Liz Isenberg] - "Unwed Fathers"
12 Those Darlins - "Let's Talk Dirty in Hawaiian"

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao nicola,
potrei avere un tuo indirizzo
per contattarti in privato?

grazie

Nicola Gervasini ha detto...

senza problemi allo n.gervasini@tin.it

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