lunedì 13 settembre 2010
JOHNNY FLYNN - Been Listening
Un ritmo incalzante, fiati a perdere e un gioioso ritmo caraibico: bastano i primi secondi di Kentucky Pill per capire che Johnny Flynn non ha nessuna intenzione di proporci un A Larum parte seconda. Lui da due anni è uno dei nomi più citati quando si descrive la nuova e feconda scena indie-folk britannica, quella che ha fatto sì che i Mumford & Sons e Laura Marling divenissero acclamati e riconosciuti un po' ovunque, e il suo esordio del 2008 aveva sfruttato il potere del passaparola web, tanto che il suo disco era poi stato pubblicato e distribuito da una major (la Vertigo). Been Listening esce invece per una piccola label, e a detta di Johnny non è tanto per le scarse vendite, quanto perché la Vertigo premeva perché il secondo disco ricalcasse l'incedere folk un po' sbilenco del primo. Johnny invece da buon vero freak-folker ha voluto piena libertà, per cui via in cerca di padroni meno dispotici e spazio sì alle sue folk-ballad moderne che l'hanno reso popolare tra gli appassionati (Lost And Found va in quella direzione), ma largo soprattutto ad un disco sovrarrangiato e particolarmente ritmato (Churlish May), con ballatone quasi mainstream nella loro "normalità" (la notevole Been Listening).
In ogni caso quello che risulta subito evidente è la frenesia con cui Johnny tende a coprire tutti gli spazi, infarcendo di violini l'interessante Bernacled Warship, ma scivolando nel déjà vu tomwaitsiano quando ammanta Sweet William Pt. 2di banjo caracollanti, violini da vaudeville e fiati quasi mariachi. C'è posto ovviamente per l'amica Laura Marling, ma il duetto di The Water, che viaggia quasi dalle parti del folk di Billy Bragg, rappresenta uno dei momenti meno coinvolgenti del disco. Ma Flynn a questo punto esagera, perché con Howl si passa ad un improbabile e sconclusionato blues elettrico, e l'album non si riprende nemmeno con la successiva Agnes, troppo indecisa se essere acustica, o elettrica (o semplicemente una canzone che non decollerebbe in ogni caso), e con la pianistica quanto faticosa Amazon Love. E si finisce con una intrigante The Prizefighter and the Heiress che lascia davvero l'amaro in bocca, perché dopo un inizio scoppiettante che prometteva chissà quali fuochi d'artificio, Flynn si è perso in troppe idee, dimenticando che per fare i grandi dischi è necessario innanzitutto scrivere grandi canzoni, o, in mancanza di quelle, potrebbe bastare un sound definito che qui manca completamente.
Sarà forse che Been Listening sembra quasi un disco di una band piuttosto che di un folk singer solista, sarà che la seconda opera la sbagliano quasi tutti, ma dall'altra parte del mare su questi terreni si aggira gente come Josh Ritter, e non è certo con queste canzoni che si può guadagnare il suo prestigio. Ai miei tempi c'erano gli esami a settembre per chi aveva qualche carenza ma non meritava certo la bocciatura, forse Flynn un paio di prove dovrebbe sostenerle ancora prima di far parte della schiera dei grandi.
(Nicola Gervasini)
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