sabato 1 gennaio 2011

NEIL YOUNG - Le Noise
















Le Noise, Daniel Lanois, Neil Young. A leggerli di seguito, titolo, produttore e artista, vien fuori uno scioglilingua, voluto e cercato da un autore che a 65 anni ha deciso di rimescolare le sue carte, dopo una serie di dischi retti su un gioco ormai stantio. L’azzardo qui non è il rumore, che nei dischi di Neil Young non è mai stato trattato come tale, quanto l’aver affrontato “sua sonorità” Lanois, personalità invasiva, soverchiante e non certo malleabile (leggete le Chronicles di Bob Dylan per capire cosa vuol dire lavorare con lui). Una collaborazione del tutto eccezionale per un rocker solitamente fedele al suo giro di amici nel casting per le sale di registrazione, e che ha sempre fatto passare in secondo piano l’aspetto tecnico rispetto all’immediatezza del “buona la prima”, suo storico marchio di fabbrica. Le Noise è un esperimento estremo, 38 minuti per sola voce e chitarra, più una serie di rumori ed effetti elettronici che stanno facendo la gioia degli audiofili, che già gongolano per un cd concepito per impianti ad alta fedeltà e non certo per gli mp3. Il risultato è strabiliante e stordente al tempo stesso, e sta dividendo i fans come solo le opere veramente importanti sanno fare, anche se ci vorrà tempo per capire se poi sia davvero riuscito. E’innegabile che la raccolta vede finalmente alcuni brani di scrittura recente (su tutte Peaceful Valley Boulevard e Sign Of Love) al livello dell’immancabile “scarto” dimenticato in qualche cassetto negli anni d’oro (Hitchhiker risale alla metà degli anni 70). Le perplessità s’insinuano invece quando ci si rende conto che le emozioni arrivano soprattutto dai due brani acustici (spicca Love and War), quasi che certi episodi elettrici, se spogliati della sontuosa veste sonora, non riescano ancora a reggere sulle proprie gambe. “E’ meglio bruciare in fretta che svanire lentamente” cantava Neil nel 1979, e con Le Noise ha sicuramente riacceso una fiamma che si stava affievolendo. Lasciamo che bruci, ci scalderà ancora. (Nicola Gervasini)

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