martedì 11 gennaio 2011

UN PO' DI MUSICA SENZA PAROLE....


JESSE HARRIS

Cosmo

DAKOTA SUITE, DAVID DARLING, QUENTIN SIRJACQ

Vallisa

Ogni tanto capita di inorridire quando si vedono in vendita certi cd di pseudo-new age che hanno un'unica funzione rilassante, come se la musica potesse essere un medicinale. Lo è per molti di noi in verità, ma non certo perché è stata prodotta esclusivamente con quel fine. Visto che in un disco del genere si è cimentato pure Lou Reed un paio di anni fa (con risultati assolutamente ignorabili), allora perché non cercare una via più sostanziosa alla musica strumentale (badate bene, non “ambientale”, perché comprare i cd per fare da sottofondo a qualcosa è come acquistare libri per pareggiare tavoli traballanti). Se volete rilassarvi con due cd interessanti provate ad esempio con Cosmo di Jesse Harris, l’ex Once Blue noto al grande pubblico come uno dei chitarristi della prima Norah Jones, già cantautore di suo per alcuni album di pregevole fattura, ma qui impegnato in un disco di soli brani strumentali. Sono della partita Kenny Wollesen (batteria), Rob Burger (tastiere), Eivind Opsvik(basso) e CJ Camerieri (tromba), ed una serie di belle composizioni che trasudano la musica dei club di New York e riescono a non sembrare mai stucchevoli, come se nonostante la mancanza di un testo, riuscissero comunque a raccontare le storie di una città. Produce e pilota il tutto nientemeno che John Zorn, quasi un marchio di garanzia per un disco che non va catalogato comunque come jazz (nonostante ne senta pesantemente l’influenza), ma più che altro come “folk da camera”.


Più spostato invece verso la musica classica è il cd Vallisa, coraggiosamente proposto dalla Glitterhouse, etichetta che ormai si sta spingendo sempre più spesso in territori musicali arditi (Dirtmusic, Lilium), con risultati davvero sorprendenti. Titolari dell’album sono Dakota Suite, nome d’arte del pianista (e all’occorrenza chitarrista) Chris Hoonson, uno che da anni produce dischi definiti spesso come “sadcore”, una sorta di indie-folk (il più delle volte cantato, ma già The End Of Trying dell’anno scorso era quasi tutto strumentale) sempre più pesantemente rivolto a sonorità classiche. Lo accompagnano in questo caso il nervoso e struggente violoncello di David Darling (un veterano del genere) e il piano di Quentin Sirjacq, per un disco registrato dal vivo al Vallisa Auditorium della nostrana Bari con grandissima resa sui suoni, veramente da brividi in alcuni passaggi. Vallisa è un disco notturno e da ascoltare in occasione di pensieri importanti: è triste, ma non compiaciuto. Provatelo tra un disco rock e l’altro, potrebbe far bene anche alla salute.

Nicola Gervasini

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