domenica 20 marzo 2011

CAGE THE ELEPHANT - THANK YOU, HAPPY BIRTHDAY


Il loro album di debutto ha venduto la bellezza di 400.000 copie, un buon numero (visti i tempi) per una band alle prime armi, sebbene supportata da un’etichetta come la Relentless, che in tema di hit ha una certa esperienza (Joss Stone e KT Tunstall sono della scuderia). I Cage The Elephant sono figli di un rock moderno che pesca un po’ dal punk, un po’ dal grunge (ultimamente li si è visti girare come spalla dei riformati Stone Temple Pilot non a caso) e un po’ ovunque per raggiungere un sound che si barcamena bene tra il mainstream (basta solo l’inizio di Always Something) e voglie di alternative (Indy Kidz, basta anche solo il titolo per capirlo). Casinari per vocazione, con un leader (Matthew Shultz) che gigioneggia sul palco prodigandosi in imitazioni di Iggy Pop che lo hanno già reso un piccolo fenomeno da baraccone del mondo indipendente, questa band del Kentucky con il secondo album Thank You, Happy Birthday punta decisamente in alto, con un prodotto volutamente facile da ascoltare, seppur rabbioso e violento, e con alcuni motivi che non dispiacerebbero neanche ad un certo pubblico di MTV (sempre se esiste ancora…). Come nella migliore tradizione del grunge che fu, si punta sulla melodia (Aberdeen)o sugli urli da rivoluzione a seconda dell’occasione, con risultati lontani dall’essere memorabili e soprattutto nessuna vera velleità artistica se non fare del sano rock and roll (Shake Me Down e Sell Yourself lo sono davvero) e della ancora più sana caciara con i giovani amici (non che sia un male, siamo stati tutti adolescenti). La domanda che ci poniamo è se poi una band del genere possa essere in grado di maturare, magari trovando un sound più equilibrato sulle corde dei Cold War Kids o dei Kings Of Leon, giusto per citare altri gruppi magari non proprio affini come sound, ma che vendono e piacciono anche alle giovani leve proponendo una sorta di “classic rock” moderno. Anche perché gli Stooges, che a loro piace molto citare nelle interviste come numi tutelari, erano sì rabbia punk, erano si anche grande baccano, ma erano anche molto, ma molto di più.

Nicola Gervasini

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