giovedì 17 marzo 2011

JOE PURDY - This American


Partiamo dalla domanda finale: perché un autore di talento (ma quanta gente oggigiorno può permettersi un brano come Highways?), con una voce splendida (stiamo per parlarvi di 55 minuti per voce e chitarra che riescono ad essere anche piacevoli, quindi immaginatevi quanto peso possa avere la sua ugola), e artista che ha avuto anche un paio di treni buoni per un certo successo (vi rimando alle precedenti puntate presenti su questo sito per sapere quali), deve buttare alle ortiche la possibilità di essere anche un nome trainante dei nostri giorni? Cosa spinge Joe Purdy a ricevere mille complimenti per un album come Take My Blanket And Go nel 2008, per poi non affondare il colpo pubblicando in gran fretta il solo discreto Last Clock On The Wall (2009)?. Perché quando poi recupera subito consensi abbastanza unanimi con 4th Of July (2010), deve subito varare questo This American? Perché poi screditarlo come saldo di fine stagione prima di Natale, permettendo che il disco potesse essere scaricato gratuitamente dal suo sito per un mese senza dover sborsare quanto sarebbe giusto pagare per un buon prodotto?

Verrebbe quasi voglia di trattare questo lotto di brani come l'ha trattato lui: male. Disprezzato e per nulla valorizzato, probabilmente This American è considerato dallo stesso Purdy come un contentino ai fan che gli chiedono di tenere un ritmo che noi, puntualmente, recensione dopo recensione, aggiorniamo per puro amore di statistica (sono 12 in 11 anni i titoli pubblicati). E trattare male un disco per noi significherebbe innanzitutto non parlarne, lasciarlo ai fans stretti, impedendo che chi di Purdy ancora non ha avuto modo di sentir parlare, possa scoprire un autore capace e un cantante davvero particolare. Invece stavolta decidiamo di affrontare l'argomento, perché la materia di This American è maledettamente buona, e vederla sacrificata per registrazioni casalinghe vendute come gadget è cosa che manca di rispetto a noi, prima ancora che ad un album che poteva essere molto di più di quello che è.

Vi segnaliamo dunque di non perdervi la bellezza di Down The Water, l'epopea di Pioneer, e tante altre piccole gemme che avrebbero richiesto anche poco, solo qualche arrangiamento e qualche colore in più, per non sembrare dei semplici strimpellamenti ben riusciti. Perché dunque il caro Purdy non si ferma 3 anni e se ne esce con quel grande disco che non ha mai veramente fatto e potrebbe tranquillamente fare, almeno quanto basta per ricordarselo quanto ci ricorderemo di un Ray Lamontagne o di un Josh Ritter? E' per il mito dell'artista indipendente, libero di pubblicare quando e quanto vuole, che continua a regalarci le prove di un capolavoro che non arriverà mai? Oppure è davvero solo una questione di soldi, o la timidezza di chiederli direttamente ai fans come hanno fatto gli Over The Rhine per finanziarsi le registrazioni. Perché se This American è inutilmente scarno per meri motivi di crisi economica, allora ecco che davvero cominciamo a preoccuparci del nostro futuro.
(Nicola Gervasini)

www.joepurdy.com
www.myspace.com/joepurdy

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