lunedì 14 marzo 2011

HAYES CARLL - KMAG YOYO


C'è una linea continua, fatta di risate e versi taglienti, che unisce il Dylan satirico dei primi anni 60, l'humor sottile dei suoi seguaci John Prine e Loudon Wainwright III nei 70, la rabbiosa e tagliente invettiva di Mojo Nixon negli '80, fino al sarcasmo del Todd Snider dei '90. Ed'è questa la linea che Hayes Carll ha voluto seguire e continuare con questo KMAG YOYO, facendosi eleggere dai suoi maestri direttamente sul campo (Snider è tra gli ospiti dell'album, Nixon sta condividendo il palco con lui per alcune date americane, Dylan qui è davvero ovunque senza bisogno di invitarlo). Non provate a pronunciare il titolo del disco, è un acronimo militare che sta per "Kiss My Ass Guys, You're on Your Own" (se non sapete l'inglese, per la traduzione armatevi di un buon vocabolario, oppure telefonate a Mojo Nixon, ve lo spiegherà in poche e semplici parole), una frase funzionale alla storia anti-militarista della title-track che tanto ricorda le cose più feroci del Phil Ochs cantante-giornalista.

Non state lì neanche a perdere troppo tempo a leggervi i credits, il produttore Brad Jones stavolta di tempo non ne ha perso lui stesso per brillantare i suoni come aveva fatto in occasione dell'acclamato Trouble in Mind, ma ha semplicemente attaccato una spina e lasciato che Carll e i suoi ragazzi macinassero una serie di banali rock da bar, cavalcate dylaniane rifatte a puntino e country da "dark side of Nashville" che vanno a coprire tutti i più ovvi cliché di genere (esattamente come è sempre accaduto nei dischi di Nixon e Snider, di certo non memorabili per estro musicale). Il focus quindi stavolta non va tanto sulla forma, quanto sui contenuti, perché qui quello che contano sono le altre storie americane del sottotitolo, quelle che in Another Like You raccontano ad esempio lo spassosissimo litigio tra un democratico e una repubblicana, e di come il sesso finirà per essere l'unica possibilità di dialogo tra i due (la discussione è surreale: lui prima le dice che ne ha le palle piene di sentire che l'Afghanistan è ora più sicuro di un minivan, lei - la voce è di Cary Ann Hearst - gli risponde che lui è un evidente frustrato perché ha detto che il Dylan di Tangled Up In Blue è sopravvalutato).

Ma altrove si ride meno, anzi, è pura e quanto mai serissima poetica blue-collar quella che ci viene offerta ("Certa gente si guadagna quanto basta per vivere, altri semplicemente rubano ciò di cui hanno bisogno" canta in Stomp And Holler), con questioni generazionali che l'ormai cotto Snider non è più in grado di cogliere con egual sagacia (The Letter). Carll invece è all'apice della sua creatività ed ha rabbia da vendere, quanto basta per non cedere all'invito che la madre gli rivolge in Hard Out Here di darsi all'easy listening. Forse hanno invece ragione i maligni che nello stesso brano gli dicono "Ragazzo, tu non sei un poeta, sei solo un ubriaco con una band". Verissimo, ma quell'ubriaco, per il momento, dice ancora cose ben lucide che val la pena ascoltare con molta attenzione.
(Nicola Gervasini)

www.hayescarll.com
www.myspace.com/hayescarll

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