Non è la prima volta che su queste pagine ci occupiamo di artisti generalmente fuori dal nostro target che provano ad avventurarsi nel rock delle radici americane, segno forse di come ormai i confini tra le nicchie musicali appartengano più al pubblico che ai musicisti. Succede così che se nel 2010 abbiamo lasciato ad altre testate il compito di dissertare sull'ultima uscita dei britannici Keane, al contrario non possiamo esimerci dall'occuparci del side-project dei due leader della band Tim Rice-Oxley e Jesse Quin, visto che questo Mt. Desolation ci viene presentato come "il loro progetto country". E' forse vero che Hank Williams (indicato dal duo come la vera musa del disco) avrebbe davvero potuto prendere in considerazione l'ipotesi di presentarsi come "Mister Desolazione", visto che spesso amava assumere simili nicknames, ma è comunque doveroso in questo caso approfondire il concetto di "country" qui presente. Che non è quello rigoroso e ligio ai canoni che ci offrì ad esempio Solal dei Gotan Project quando ci deliziò con il calligrafico The Moonshine Sessions, ma è un genere ormai imbastardito dall'estro dei tanti indie-folker di questi anni, e da un rock alternativo che ha spesso utilizzato le tinte pastello più malinconiche di certa musica americana.
Probabilmente ad alimentare la confusione c'è anche il fatto che la sigla Mt. Desolation potrebbe anche essere considerata quella di un supergruppo trasversale ai generi, che oltre ai due Keane pesca elementi dai Noah And The Whale (Tom Hobden), Long Winters (il redivivo John Roderick), Killers (Ronnie Vannucci) e Mumford & Sons (Winston Marshall), gente che avrebbero dovuto "de-britannizzare" non poco il loro sound. Certo non è country l'apertura di Departure, se non nel ritmo baldanzoso forse, e ancor meno il motivetto springsteeniano di Annie Ford, e neppure l'indie-rock dolente di Bridal Grown e State Of Our Affairs, che potrebbero davvero entrare nel repertorio dei Keane. Avete capito dunque, Mt Desolation non è affatto quello che vorrebbero farci credere, ma è comunque un buon disco di pop indipendente, con una malinconia di base decisamente alla moda che lo fa assomigliare a volte a certe cose degli Shearwater o dei Washington (ricordate il bellissimo Astral Sky?), e sicuramente sì, con anche una decisa influenza di certe sonorità del mondo americano di questi anni.
Fatte queste debite precisazioni, procedete pure e godetevi il bel pop di Bitter Pill, brano che riporta tutto a casa anche come sonorità, così come la pulsante Another Night On My Side, che fa duettare un wurlitzer e una slide sopra un ritmo che certo roots-rock non è (il brano è poi impreziosito dall'intervento vocale della bella cantautrice Jessica Staveley-Taylor). Il country, quello vero, arriva con la sognante Midnight Ghost e con l'ubriacaPlatform 7, guarda caso tra i pochi episodi che potevano anche non esserci. Come dire: meglio che ognuno faccia quello che meglio sa fare...
(Nicola Gervasini)
mercoledì 9 marzo 2011
MT DESOLATION
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
THE BEST OF 2024
I MIEI ALBUM DEL 2024 (THE MOST USEFUL POST OF THE YEAR) Ho inviato le mie liste personalizzate alle due webzine per cui scrivo, ne facc...
-
NICOLA GERVASINI NUOVO LIBRO...MUSICAL 80 UN NOIR A SUON DI MUSICA E FILM DEGLI ANNI 80 SCOPRI TUTTO SU https://ngervasini.wixsite.com...
-
Jonathan Jeremiah Good Day [ Pias/ Self 2018 ] facebook.com/jjeremiahmusic File Under: il nostro disco che suona… di Nicola Gerva...
Nessun commento:
Posta un commento