Nella classifica dei geni mancati Tom Freundpotrebbe tranquillamente ambire alle posizioni più alte. Provate a seguire un suo concerto, soffermatevi sulla mai comune costruzione delle sue canzoni, fate il conto di quanti diversi colori assumono le sue sonorità, e troverete sempre un buon motivo per seguirlo. Peccato che i suoi dischi non riescano mai ad esprimere perfettamente tutto ciò. E se nel suo passato (ormai neanche troppo recente) un paio di titoli della sua discografia sono andati vicino a diventare imprescindibili, da qualche tempo la sua produzione si barcamena nervosamente alla ricerca del tono giusto per riemergere. Se non c'era riuscito l'amico Ben Harper a ridargli visibilità (produceva il precedente Collapsible Plans), figuriamoci cosa può ottenere il più esperto ma meno noto John Alagia (produttore storico di Dave Matthews), responsabile della patina leggera calata su questo The Edge Of Venice. Un album che conferma tutto, l'ottimo autore (Lakeshore Drive, Fire Trucks), il fine arrangiatore (Cruel Cruel World) o il coinvolgente storyteller (Wounded Surfer Boy). Manca sempre e solo quel quid che faccia decollare il tutto, e probabilmente non c'è santo nel paradiso dei produttori che possa farglielo ritrovare. (Nicola Gervasini)
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