ADAM
GREEN & BINKI SHAPIRO
ADAM
GREEN & BINKI SHAPIRO
Rounder/Concord Records
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Personaggio baciato da insperata fortuna nel corso
degli anni 2000, Adam Green può
tranquillamente essere considerato un veterano della scena indie
internazionale. Sia da solo (Jacket Full
OF Danger del 2006 resta uno dei titoli base degli anni 2000), sia con la
band dei Moldy Peaches (responsabili di Anyone
Else But You, famoso brano guida del film Juno), Green ha avuto l’indubbia
capacità di captare l’”hype”del momento trasformando in oro alcune tematiche pop-rock
antiche e decisamente demodè. Il gioco ha avuto anche un che di personale fino
ad un certo punto, ma già Sixes
& Sevens del 2008 cominciava ad indugiare troppo in meri esercizi di stile
senza troppa sostanza. Il suo maggiore divertimento è quello di ricreare
perfettamente suoni e atmosfere di stili anni 60-70 presi dal mondo soul e pop,
quasi una sfida da vero musicista (lo aiuta il produttore Noah Georgeson, solitamente al seguito di Joanna Newsom e Devendra
Banhart) che ricorda gli esperimenti del Todd Rundgreen di Faithful (era il
1976), album dove l’artista si divertiva a riprodurre fedelmente classici rock
con la semplice abilità di uomo da studio. Per il suo nuovo album il modello è
quello delle coppie pop degli anni sessanta, soprattutto Lee Hazlewood e Nancy
Sinatra, e per la parte di quest’ultima il nostro si è avvalso della
decisamente affascinante Binki Shapiro,
ex voce dei Little Joy (un side-project degli Strokes) Probabilmente se queste
dieci canzoni fossero davvero cover prese dal songbook di Hazlewood o magari
della coppia Dolly Parton-Porter Wagoner (altro modello evidente nonostante il
sound sia lontano dal country dei due) si potrebbe apprezzare il rigore filologico
della sua arte, ma essendo in verità brani autografi che semplicemente vogliono
solo “sembrare delle vere cover” lascio a voi decidere se l’operazione abbia
senso o no. Certo è che stavolta il risultato è stato centrato anche meglio che
nei suoi ultimi dischi, perché poi è innegabile che Green ci sappia davvero
fare sia nel calarsi nel sound da pastiche folk-pop-soul degli anni sessanta,
sia a cantare con quella voce impostata che oggi non si usa più e suona volutamente
ne irrimediabilmente vintage. Fortunato anche a trovare in Binki Shapiro l’unica
possibile reincarnazione vivente di Nancy Sinatra, per voce profonda e gelido
sex appeal, vero valore aggiunto in brani comunque di valore come Don’t Ask
For More, Casanova o Here I Am. Album brevissimo (27 minuti) più per rigore
storico che per necessità, Adam Green and Binki Shapiro potrebbe
tranquillamente essere la colonna sonora di un prossimo film di Quentin
Tarantino, ma probabilmente anche il grande regista potrebbe preferire gli
originali
Nicola Gervasini
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