Mavis Staples Live in London [Anti- 2019] mavisstaples.com File Under: Let's Do It Again di Nicola Gervasini (18/02/2019) |
Ricordo che quando nel 1990 uscì Graffiti Bridge di Prince, si parlava della presenza di Mavis Staples come di un favore fatto dal folletto di Minneapolis ad una "vecchia star" ormai finita e dimenticata. Prince le produsse anche due album (Time Waits for No One nel 1989 e The Voice nel 1993), trasformandola in una delle sue tante “protégé” del periodo, ma senza troppo successo. E ai tempi tutto avrei pensato meno di trovarmi nel 2019, ormai trent'anni dopo, a scrivere di un live-record che celebra una carriera gloriosa che ha vissuto proprio negli ultimi 15 anni i suoi momenti migliori.
La Staples forse non poteva permettersi di vivere di rendita come la compianta Aretha Franklin o la ormai ritirata Tina Turner, ma l’intelligenza con cui ha condotto gli ultimi anni di attività è davvero encomiabile. Frequentazioni giuste (Ry Cooder e Jeff Tweedy su tutti), e una serie di dischi in studio mai prevedibili, seppur confinati sempre nel perimetro della soul music, ne hanno fatto una maestra ancora attiva tra i tanti bravi scolari di tutto il new soul dei 2000. Per cui ben venga anche un disco che ne celebri l’attività sul palco più recente, a più di dieci anni di distanza dal precedente Live - Hope At The Hideout. È l’occasione anche per riascoltare in nuova veste molti brani nati dalla collaborazione con Mr. Wilco Tweedy (Who Told You That, You Are Not Alone, No Time For Cryin'), tutte rivitalizzate dalla dimensione live. La serata però parte con una frizzante versione di Love and Trust, brano che Ben Harper condivideva con Charlie Musselwhite nel disco pubblicato a due mani lo scorso anno (No Mercy in This Land), per passare presto a una gran versione di Slippery People dei Talking Heads, la cui potenza gospel era già evidente nell’originale.
Non dimentica però il passato la brava Mavis, evitando magari le hit più note degli Staples Singers, ma recuperando una What You Gonna Do il cui originale va ripescato nello storico album del 1965 Freedom Highway, e soprattutto il loro successo più tardo Let’s Do It Again, hit che Curtys Mayfield prestò alla band per la colonna sonora del film omonimo (con Bill Cosby e Sidney Poitier). Quello che rende la Staples davvero unica è stata la capacità in questi anni di non sembrare mai fuori tema neppure quando si accinge ad affrontare autori che con il soul hanno poco a che fare, come il Bon Iver che la omaggiò con un suo bel brano (Dedicated) che non stona affatto, posto anche prima del blues We're Gonna Make It (un successo di Little Milton del 1965). Tempo di farle gli auguri di buon compleanno e si chiude la serata con un altro classico degli Staples Singers, Touch a Hand, Make a Friend, che fu singolo di successo nel 1973, e che mette in mostra anche le doti della sua muscolare band dove spicca la chitarra del veterano blues Rick Holmstrom (a lungo al fianco di Rod Piazza).
Ascoltatelo con l’anima, e magari con anche un pensiero di compassione all’innominabile tizio che nella televisione nostrana sosteneva che le voci femminili sono più sgradevoli di quelle maschili.
La Staples forse non poteva permettersi di vivere di rendita come la compianta Aretha Franklin o la ormai ritirata Tina Turner, ma l’intelligenza con cui ha condotto gli ultimi anni di attività è davvero encomiabile. Frequentazioni giuste (Ry Cooder e Jeff Tweedy su tutti), e una serie di dischi in studio mai prevedibili, seppur confinati sempre nel perimetro della soul music, ne hanno fatto una maestra ancora attiva tra i tanti bravi scolari di tutto il new soul dei 2000. Per cui ben venga anche un disco che ne celebri l’attività sul palco più recente, a più di dieci anni di distanza dal precedente Live - Hope At The Hideout. È l’occasione anche per riascoltare in nuova veste molti brani nati dalla collaborazione con Mr. Wilco Tweedy (Who Told You That, You Are Not Alone, No Time For Cryin'), tutte rivitalizzate dalla dimensione live. La serata però parte con una frizzante versione di Love and Trust, brano che Ben Harper condivideva con Charlie Musselwhite nel disco pubblicato a due mani lo scorso anno (No Mercy in This Land), per passare presto a una gran versione di Slippery People dei Talking Heads, la cui potenza gospel era già evidente nell’originale.
Non dimentica però il passato la brava Mavis, evitando magari le hit più note degli Staples Singers, ma recuperando una What You Gonna Do il cui originale va ripescato nello storico album del 1965 Freedom Highway, e soprattutto il loro successo più tardo Let’s Do It Again, hit che Curtys Mayfield prestò alla band per la colonna sonora del film omonimo (con Bill Cosby e Sidney Poitier). Quello che rende la Staples davvero unica è stata la capacità in questi anni di non sembrare mai fuori tema neppure quando si accinge ad affrontare autori che con il soul hanno poco a che fare, come il Bon Iver che la omaggiò con un suo bel brano (Dedicated) che non stona affatto, posto anche prima del blues We're Gonna Make It (un successo di Little Milton del 1965). Tempo di farle gli auguri di buon compleanno e si chiude la serata con un altro classico degli Staples Singers, Touch a Hand, Make a Friend, che fu singolo di successo nel 1973, e che mette in mostra anche le doti della sua muscolare band dove spicca la chitarra del veterano blues Rick Holmstrom (a lungo al fianco di Rod Piazza).
Ascoltatelo con l’anima, e magari con anche un pensiero di compassione all’innominabile tizio che nella televisione nostrana sosteneva che le voci femminili sono più sgradevoli di quelle maschili.
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