lunedì 24 maggio 2010

OCEAN COLOUR SCENE - Saturday


Saldamente ancorati ad una concezione "vecchia" del pop fatta di Beatles e Kinks a go-go, gli Ocean Colour Scene sono attivi fin dal 1992 con regolare produzione, un passato da gruppo di prima linea e un presente da rispettati veterani. Saturday è il loro nono album, ed è davvero quanto di più conservatore e classicista si possa immaginare in terra d'Albione, probabilmente in ritardo di 15 anni rispetto ai tempi in cui la title-track avrebbe potuto rivaleggiare con una Alright dei Supergrass per l'hit più facile e immediata dell'anno, o quando il singolo Magic Carpet Daysavrebbe forse fatto venir voglia molto a prima a Ray Davies di imbracciare la chitarra e far vedere a questi "giovinastri" chi è il più grande a scrivere questo tipo di canzoni. La band di Simon Fowler qui viaggia sul sicuro con un ottimo pop-rock che passa da echi "McCartneyani" fin troppo evidenti (What's Mine Is Yours sembra una outtake di Let It Be) alla più che convincente serie iniziale che macina chitarre taglienti (100 Floors Of Perception), perle perdute di merseybeat (Mrs Maylie) e orchestrazioni da radio anni 60 (Just A Little Bit Of Love). La parola d'ordine in ogni caso è "fun", con nessuna voglia di tediare (anche se un paio di episodi ci riescono bene) e con suoni puliti, sparati alle giuste frequenze, radiofonici sì, ma fortunatamente mai plastificati come quelli degli Oasis più recenti. Roba per vecchi brit-popper in ogni caso, che non so quanto credito possa avere tra le nuove generazioni che stanno già avendo a noia i Franz Ferdinand. Cambia il mercato discografico, ma non cambiano le dinamiche storiche tra i gruppi, e Saturday racconta già di una band nata incendiaria ed ora divenuta pompiere.
(Nicola Gervasini)

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