sabato 13 novembre 2010

Una serata con EVASIO MURARO...


Quando Ulisse tornò nella sua Itaca scoprì che qualcuno aveva approfittato della sua assenza per impadronirsi della sua casa, si ritenga quindi fortunato il navigatore Evasio Muraro, che nella sua terra natia la sera del 23 ottobre non ha trovato orde di proci da scacciare, ma di nuovo tutto il suo mondo, intatto e sempre pronto a riaccoglierlo in seno. Vizzolo Predabissi è un piccolo e sconosciuto centro di 4000 anime, perso nella campagna milanese, probabilmente fuori da ogni rotta turistica, e potrebbe essere un peccato, perché per arrivare all’auditorium che ha ospitato il concerto di chiusura del “Distrattour” di Muraro, si passa di fronte alla bella e imponente Basilica di Santa Maria in Calvenzano, opera del XI-XII secolo dei monaci cluniacensi. Una chiesa che fa sentire la sua influenza evidentemente, perché i cluniacensi furono dei monaci barricaderi, anche perseguitati per le loro idee contro l’eccessiva secolarizzazione del clero, o forse proprio perché il loro ordine si è caratterizzato nei secoli per l’amore per le arti e la letteratura, esattamente lo spirito che ha animato una serata fatta di “esposizioni” di libri, arte e musica. La performance di Evasio Muraro è stata davvero impressionante, e forse aumenta il rammarico per le troppe volte che artisti come lui devono accontentarsi di spartani set acustici per mere problematiche logistiche ed economiche. Presentato da Gianni Del Savio e Fabio Cerbone, Evasio è arrivato sul palco shakerando percussioni e duettando con il tastierista Fidel Fogaroli inDistratto, Vedo la tua ombra e O tutto o l’amore, e da lì in poi il palco ha cominciato a popolarsi gradualmente, prima con l’arrivo dell’ottimo batterista Stefano Bertoli, blasonato jazzista prestato alla canzone d’autore, infine, in occasione di una tesissima Smetto quando voglio, con l’entrata dei fratelli Marco eDaniele Denti, il primo giornalista musicale prestato con successo al basso, il secondo chitarrista e produttore che Muraro si guarda bene di prestare ad altri. Lo spettacolo ha raggiunto qui il suo highlight, sono passate Semino errori, Raccolgo la vita, Il granchio, e tutto il meglio del nuovo songbook di Evasio è stato filtrato da una band affiatata, fino ai momenti più esaltanti diUn’ora d’aria e Se. A questo punto, come a voler seguire una linea gaussiana, il mondo di Muraro è tornato a spogliarsi gradualmente, la band è uscita nuovamente di scena, e allora c’è stato più spazio per gli amici, prima quel gianCarlo Onorato che è salito sul palco per duettare nella sua Ballata dell’estate sfinita,poi invece con il trio vocale dei Gobar (Paolo Ronchetti, Cristina Gambalonga e Renato Pacchioni), che di nuovo in veste acustica hanno impreziosito la Se perdo anche te che Gianni Morandi tradusse da Neil Diamond, e il finale di Vivo, Tuffati e Lello. Dopo una serie di canzoni che parlano di un autore perso nel suo mondo d’intrecci di pensieri e sensazioni, apparentemente slegati dalla realtà, arrivano solo nei bis due brani impegnati (forse più “sociali” che “politici”) come Cara moglie di Ivan Dalla Mea e Il disertore che l’Ivano Fossati dell’era Lindbergh aveva tradotto da Boris Vian, un finale che riporta Muraro alle battaglie quotidiane, in attesa di partire per un prossimo sogno. Alle sue spalle durante lo show campeggiava una sua foto di un albero spoglio e innevato che lui dice essere stata scattata nei dintorni di Vizzolo Predabissi, ma di non ricordare assolutamente dove con esattezza. Probabilmente perché anche quell’albero esiste solo nella sua fantasia, talmente fervida da imprimere le pellicole e creare immagini vere, le stesse che speriamo popoleranno anche il suo prossimo disco. (Nicola Gervasini)
Foto di Elena Barusco

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