mercoledì 23 marzo 2011

THOUSANDS - THE SOUND OF EVERYTHING


Che cosa sarebbe successo se Simon & Garfunkel fossero nati artisticamente negli anni 2000? Probabilmente avrebbero scritto le stesse canzoni di un tempo, ma sicuramente sarebbero stati meno attenti a calcare sulle melodie e più concentrati sulle atmosfere. Perché è questo che sta succedendo nel mondo del moderno folk indipendente, e non è difficile immaginarsi che il celebre duo newyorkese avrebbe potuto concepire un disco come The Sound Of Everything, disco che li cita fin dal titolo, ma dove il silenzio di un tempo si trasforma addirittura in un tragico tutto. Quello del 1965 era però il silenzio della gente che non capiva cosa stesse succedendo all’America di un tempo, quello dei Thousands invece è il tutto che va sottosopra (Everything Turning Upsidedown è il titolo del brano portante) di una realtà molto meno manieristica di quella degli anni 60, dove il bene e il male, il bianco e il nero non si confondono neanche più, semplicemente si scambiano i ruoli. I Thousands sono un duo di Seattle formato da Kristian Garrard e Luke Bergman, due amici che sono stati cooptati dalla Bella Union grazie all’intercessione di Skye Skjelset (chitarrista dei Fleet Foxes), dediti come tanti alla produzione casalinga di delicate e stralunate folk-songs a due chitarre e voci e poco altro nel sound. Questo esordio è però nato nei campi, durante un viaggio tra Oregon e stato di Washington, alla ricerca di locations e suggestioni adatte. Il loro fine era cogliere il suono di un posto, di un momento, e di fatto quello che colpisce subito di questo lotto di titoli è la capacità di raggiungere diverse sfumature emozionali con mezzi di fortuna. Si va da classici indie-folk come Big Black Road o Red Seagulls ad episodi tra l’onirico e la psichedelia sixties come la title-track, brano che i Fleet Foxes potrebbero tranquillamente fare loro. Si segnalano invece come brani che potrebbero anche meritare un ulteriore approfondimento Must Be Born Again e On And On, ma la qualità in genere non cala mai sotto il livello di guardai. Nel complesso The Sound Of Everything è un disco ancora acerbo, dove la naiveté della registrazione e delle composizioni fa da positivo contraltare ad una maturazione che è ancora tutta da dimostrare. Intanto segnateveli, magari ne riparleremo ancora in futuro.
Nicola Gervasini

2 commenti:

Maurizio Pratelli ha detto...

avrei voluto esserci al volta con Alessio ma il tempo è stato tiranno. alla prossima e complimenti per il libro. poi magari ne scrivo sul corriere di como

Nicola Gervasini ha detto...

grazie Maurizio, ci siamo divertiti con Alessio.
Se ne scrivi per il corriere di como avvertimi, ti ringrazio molto

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